Il delitto di Senago, primi risultati dell'autopsia: contro Giulia ...

Giulia Tramontano non avrebbe avuto nessuna possibilità di difendersi. Lo dicono i primi risultati dell'autopsia sul corpo della 29enne incinta al settimo mese uccisa nella notte del 27 maggio 2023 a Senago dal compagno 30enne Alessandro Impagnatiello, che ha confessato l'omicidio.

Sarebbero state 37 le coltellate inferte, quasi tutte le parte alta del corpo, due quelle mortali, queste ultime al collo: una alla carotide, l'altra all'arteria succlavia. Non ci sono segni di difesa sul corpo di Giulia Tramontano, che sarebbe stata attaccata alle spalle. Le tante coltellate indicherebbero l'aggravante della crudeltà che il gip non ha riconosciuto, ma chiesta dai magistrati.

Difficile indicare con precisione l'orario della morte perché per due volte Impagnatiello ha tentato di dare fuoco al corpo. Le ustioni hanno alterato i tessuti. Sono stati fatti anche esami tossicologici e anche entomologici per capire quanto tempo il corpo sia rimasto all'esterno.

Non ci sono elementi al momento per dire se il 30enne sia stato aiutato da qualcuno, ma si cerca di capire se ci sia stato un tentativo di avvelenamento con le due bustine di topicida trovate nello zaino di Impagnatiello. Questo confermerebbe la premeditazione ipotizzata dai pm.

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Ha spiegato Giovanni Cacciapuoti, avvocato della famiglia Tramontano, all'uscita dell'Istituto di medicina legale di Milano: «Le operazioni dei periti sono appena iniziate e dureranno alcuni giorni. Nessuna ipotesi può essere ancora avanzata o formalizzata in una contestazione che poi deve condurre Impagnatiello in corte d'Assise con il massimo delle aggravanti».

La Procura di Milano potrebbe dare a breve il nulla osta alla sepoltura della salma di Giulia. Il funerale potrebbe non essere prima della metà della prossima settimana. Il 15 giugno saranno svolti gli accertamenti irripetibili su tre computer e un tablet sequestrati nell'appartamento.

Del caso ha parlato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa. «È una vicenda che mi ha lasciato senza fiato. Ho chiamato la madre di Giulia, da madre. Quando accadono queste cose la prima cosa che faccio è sempre pensare alla mamma. Noi siamo intervenuti con un provvedimento nell'ambito del codice rosso, ma è una questione culturale».