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Eredità Agnelli, sequestrati 74 milioni. Una mazzata per Elkann e ...

Eredità Agnelli sequestrati 74 milioni Una mazzata per Elkann e
È stato disposto dalla procura di Torino un sequestro di beni preventivo per 74,8 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli[...] John, Lapo e Ginevra Elkann,
18:20 Venerdì 20 Settembre 2024

L'azione disposta dalla Procura di Torino nell'ambito della causa intentata da Margherita contro i suoi figli. Si indaga sulla residenza della moglie dell'Avvocato Marella. I reati contestati sono frode fiscale e truffa in danno dello Stato

È stato disposto dalla procura di Torino un sequestro di beni preventivo per 74,8 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. I reati contestati, a quando si apprende, sono frode fiscale e truffa in danno dello Stato.

Alla luce degli accertamenti realizzati fino a ora dalle fiamme gialle, considerando che la sua residenza era in Italia «quantomeno dal 2010» si è valutato che dal 2015, per quanto riguarda le «imposte sui redditi», «è stata quantificata un'Irpef evasa (provento del reato di frode fiscale) per complessivi 42,8 milioni di euro circa, rivenienti dalla sottrazione all'imposizione di una rendita vitalizia percepita da Marella Caracciolo (ammontare – negli anni dal 2015 al 2019 – a oltre 29 milioni di euro) e di redditi di capitale (per circa 116,7 milioni di euro) derivanti da attività finanziarie detenute da un trust von sede alla Bahamas». Per quanto riguarda le «imposte sulle successioni e donazioni, sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni di euro, su una massa ereditaria ricostruita in oltre 800 milioni di euro, data dalle disponibilità indicate nell'inventario dell'eredità redatto dall'esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d'arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese».

Il provvedimento dell’autorità giudiziaria di Torino è in corso di esecuzione da parte della Guardia di finanza, nucleo di polizia economico finanziaria. Al centro della vicenda – si spiega in una nota firmata dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri – c’è l’eredità di Marella Caracciolo e le “controversie familiari tra Margherita Agnelli ed i suoi figli John, Lapo e Ginevra”.

Tutto ruota intorno alla figura di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e nonna dei fratelli Elkann, deceduta nel 2019 a 92 anni. Agli atti i pm – Marco Gianoglio, procuratore aggiunto, e i suoi colleghi Mario Bendoni e Giulia Marchetti – hanno depositato i verbali di 13 testimonianze acquisite fra i suoi collaboratori (la segretaria personale, gli infermieri, i domestici) per dimostrare che non viveva in Svizzera, come si voleva far risultare per eludere il fisco, ma in Italia. I magistrati scrivono che le deposizioni di almeno cinque di loro hanno “largamente” consolidato il quadro. Ce ne sono altri, però, che non confortano l’opinione degli inquirenti.

La causa vede opposti Margherita, figlia dell’Avvocato, che ha ereditato 1,2 miliardi di euro, e tre dei suoi otto figli, tra cui il maggiore, John Elkann, presidente di Ferrari e della casa automobilistica Stellantis. Attraverso la causa Margherita punta a rimettere in discussione gli accordi successori sottoscritti dopo la morte del padre, con l'obiettivo di garantire maggiori benefici per gli altri cinque figli, avuti da un secondo matrimonio, secondo quanto riferito da fonti a lei vicine. Se il tribunale di Torino dovesse decidere a suo favore, Margherita, 67 anni e unica figlia sopravvissuta di Gianni Agnelli, potrebbe rivendicare la metà del patrimonio della madre, anch’essa scomparsa, e una quota del veicolo di famiglia.

La controversia ha origine da una serie di accordi ereditari, noti come “patti di Ginevra”, che Margherita – qualificata come artista e filantropa – firmò nel 2004 dopo la morte del padre avvenuta l’anno precedente, quando peraltro Fiat versava in difficilissime condizioni finanziarie. In base al primo di tali patti, Margherita ricevette proprietà, opere d’arte e altri beni liquidi dall’eredità dell’Avvocato, di fatto rinunciando a qualsiasi influenza futura sulla Dicembre, società semplice e chiave dell'intera struttura proprietaria di Exor, la holding della famiglia Agnelli. I patti cementarono il ruolo di John Elkann come erede designato di Gianni Agnelli a capo dell’impero industriale e finanziario di famiglia – a quei tempi appunto in grave crisi – con la madre Margherita che di fatto invece ne usciva. Invertita la crisi, John Elkann, 48 anni, è ora alla guida di Exor, il cui vasto portafoglio di partecipazioni spazia dall’industria alla sanità, dall’editoria alla moda e al calcio, con Juventus.

Il secondo patto riguardava il patrimonio di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli e madre di Margherita, deceduta nel 2019 all’età di 91 anni. Marella trasferì le proprie quote nella Dicembre a tre dei suoi nipoti, John, il fratello Lapo e la sorella Ginevra, i figli di Margherita avuti dal suo primo matrimonio, quello col giornalista Alain Elkann.

Margherita vuole che i patti vengano annullati per consentire, secondo fonti a lei vicine, che anche i suoi cinque figli avuti dal secondo marito, l’ex dirigente Fiat franco-russo Serge De Pahlen, possano beneficiare di una quota del patrimonio della nonna. Margherita sostiene inoltre che successivamente alla morte di suo padre siano state scoperte ricchezze non dichiarate a lui riconducibili, su cui essa vanterebbe diritti, insieme ad altri membri della famiglia. A tale proposito, una fonte vicina a Margherita nega che l’accordo successorio iniziale, che le garantì gli 1,2 miliardi di eredità, coprisse possibili ulteriori asset nascosti del patrimonio di Gianni Agnelli che venissero scoperti successivamente.

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