Festa del Lavoro, perché si festeggia il 1 maggio/ Storia origini: strage, dignità e…
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Perché si festeggia il 1 maggio di ogni anno la festa dei lavoratori – o Festa del Lavoro – è in realtà molto facile da risalire nel passato storico della società occidentale: questa data fa riferimento ai tumulti per i diritti degli operai nell’Ottocento durante la Rivoluzione industriale degli Stati Uniti d’America.
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Una serie di date simboliche e convenzioni hanno poi portato la celebrazione della Festa del Lavoro anche in Italia assimilata al primo giorno di maggio: come detto, il “Labor Day” si celebra in diverse parti nel mondo (curiosamente non negli Usa dove si festeggia il primo lunedì di settembre) per via della manifestazione operaia di Chicago avvenuta il 1 maggio 1886, repressa nel sangue dalle autorità locali. Senza diritti, in pessime condizione sanitarie e di sicurezza, con paga da fame e diversi caduti sui luoghi di lavoro: la situazione due secoli fa era davvero ai minimi a dispetto delle grandi trasformazioni tecnologiche e industriali che stavano emergendo. Così il 20 luglio del 1889 a Parigi i rappresentanti dei partiti socialisti e laburisti europei riuniti per il congresso della “Seconda Internazionale Socialista” fondarono la data della Festa del lavoro proprio per il Primo Maggio di ogni anno.
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LA STRAGE DEL 1 MAGGIO, SAN GIUSEPPE E LA FESTA DEL LAVORO IN ITALIAStante le pessime condizioni a cui erano sottoposti gli operai di Chicago, il 1 maggio 1886 si tenne quella maxi manifestazione che sfociò in uno sciopero di 4 giorni, repressa nel sangue in quello che viene ricordato come il “massacro di Haymarket”. 11 morti, diversi feriti e una ferma opposizione del potere contro il popolo operaio: la strage però fece scuotere Usa ed Europa, tanto che nel giro di qualche decennio le condizioni migliorarono decisamente, ma quegli avvenimenti sarebbero stati per sempre la radice della Festa del Lavoro.
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Solo un anno dopo, il 1 maggio 1867 venne organizzata una nuova manifestazione questa volta per celebrare a Chicago la legge approvata nell’Illinois che imponeva le 8 ore di lavoro giornaliere. In poco tempo la notizia arrivò anche in Europa, in particolare modo nelle più industrializzate Francia e Uk. Se negli Usa grazie agli “Knights of Labor” si decide una cadenza annusare per la manifestazione in solidarietà a tutti i lavoratori, anche nel Vecchio Continente si decise per la medesima, innovativa per l’epoca, via. Il 1 maggio rimase nella storia la data simbolo per commemorare i sanguinosi atti di Chicago ma anche per rivendicare le varie conquiste dei diritti nel mondo del lavoro man mano che i decenni di grandi scoperte industriali proseguirono. Pieno sdoganamento si ebbe poi nel 1955 quando anche la Chiesa decise di appoggiare tale manifestazione pro-lavoro: venne infatti istituito da Papa Pio XII la Festa di San Giuseppe Lavoratore, in modo che anche i cattolici potessero a pieno titolo condividere valori e principi della Festa del Lavoro. Da una strage all’altra, anche in Italia il 1 maggio porta con sé il segno del sangue versato da innocenti operai: il 1° maggio del 1947 si verificò quella che è passata alla storia come la strage di Portella della Ginestra, non lontano da Palermo.
Qui si erano infatti riuniti 2mila lavoratori e contadini per celebrare la ricorrenza del 1° maggio protestando contro il latifondismo: in Italia la Festa del Lavoro venne sospesa dal Fascismo e riabilitata proprio nel 1947 come festa nazionale. Durante quella manifestazione però il bandito Salvatore Giuliano insieme ai suoi uomini sparò sulla folla provocando un massacro assai simile a quello di Chicago di decenni precedenti. Papa Benedetto XVI nel suo discorso a Parigi del 12 settembre 2008 sottolineò la profonda correlazione tra valore del lavoro e vita umana: «Nel mondo greco il lavoro fisico era considerato l’impegno dei servi. Il saggio, l’uomo veramente libero si dedicava unicamente alle cose spirituali; lasciava il lavoro fisico come qualcosa di inferiore a quegli uomini che non sono capaci di questa esistenza superiore nel mondo dello spirito». In questo modo, proseguiva il Santo Padre andando al fondo del senso della Festa del Lavoro, «il lavorare degli uomini doveva apparire come un’espressione particolare della loro somiglianza con Dio e l’uomo, in questo modo, ha facoltà e può partecipare all’operare di Dio nella creazione del mondo».
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