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Higuain, da eroe a troppo caro. La parabola triste dell’uomo da 90 milioni

Higuain da eroe a troppo caro La parabola triste delluomo da 90 milioni
Rescissione a un passo, ha pesato lo stipendio di 7,5 milioni: Dzeko in pole, resiste Milik, spunta Cavani
Rescissione a un passo, ha pesato lo stipendio di 7,5 milioni: Dzeko in pole, resiste Milik, spunta Cavani

“Non sento. Non sento”. Questa è l’immagine che resta delle tre stagioni di Gonzalo Higuain alla Juventus: San Siro, 28 aprile 2018, Inter-Juventus decisivo per lo scudetto. L’Inter va avanti 2-1, l’autogol di Skriniar porta tutti sul 2-2 ma alla Juve serve un altro gol. Lo segna il Pipita di testa, poi apre le braccia e si mette una mano all’orecchio: “Non vi sento”. Soddisfatto come quel giorno, forse, non è più stato.

L’INIZIO: ESALTANTE—  

La storia di Higuain alla Juve non è stata travolgente - parlare al passato fa effetto, però questa è la realtà - ma ha avuto dei picchi di emozione, come giusto per un campione. La vita di Gonzalo a Torino è stata uno scivolo. Quando è arrivato, era il miglior giocatore d’Italia. Gli juventini lo aspettavano sotto la sede e, quando lui salutava, si esaltavano. In fondo Gonzalo aveva appena segnato 36 gol con il Napoli e la Juve per averlo aveva speso oltre 90 milioni. Le prime settimane sono state travolgenti. Gol alla Fiorentina alla prima giornata. Doppietta al Sassuolo alla terza. Gol partita al Napoli nello scontro diretto.

IL PICCO: MONACO—  

Lo scivolo però corre verso valle. Higuain in quel primo anno ha segnato 24 gol ed è stato decisivo per lo scudetto. Il 3 maggio, contro il Monaco, ha deciso una semifinale di andata di Champions con una doppietta, il suo punto più alto a livello internazionale. La finale, il 4-1 del Real a Cardiff, però ha aperto il dubbio: Higuain può essere l’uomo Champions? Il secondo anno ha allargato il canyon del dubbio: le esultanze in A scese a 16, in Coppa tre gol al Tottenham negli ottavi ma silenzio contro il Real ai quarti. Il rapporto si è rotto lì, una prima volta. La Juve lo ha mandato al Milan e poi, in emergenza, al Chelsea. Ha provato a venderlo un’estate fa e, quando lo ha riavuto, ha fatto di necessità virtù. In fondo, in panchina c’era Sarri. E poi Higuain è un campione.

LA FINE: TRISTE—  

Quest’ultimo campionato è stato un riassunto degli altri due. Un grande inizio, con un gol al Napoli, come nel 2016. Una doppietta all’Atalanta, da numero 9 vero, e diversi assist. Poi il calo, la voglia di non tornare dal lockdown in Argentina, un’estate non degna di lui. Ancora una volta, resta un gol all’Inter. La Juventus ha iniziato a vincere lo scudetto quel giorno.

E ADESSO, CHE ACCADE?—  

Higuain alla Juve in tre stagioni ha segnato 60 gol tra A e Champions. Dal 2013 a oggi è stato il numero uno d’Italia per tiri in porta e il numero due per gol. Non fosse andato al Chelsea, sarebbe primo anche lì. Tutto passato. La Juve ha deciso di fare a meno di lui e ora restano due cose da decidere: i soldi e i tempi. I tempi dipendono da una domanda: il Pipita può lasciare prima che arrivi un’altra punta? Forse no... e allora bisogna controllare la situazione di Dzeko, di Milik, magari di Cavani, un altro ex Napoli per cui si è alzata qualche voce sull’interessamento della Juve, un altro 9 che in Italia ha dominato ma forse è troppo legato a Napoli per poter diventare davvero bianconero. I soldi sono l’altra questione. Gonzalo chiede i 7,5 milioni dello stipendio 2020-21, la Juve vorrebbe dargliene solo una parte. Il Pipita, come quel giorno a San Siro, ascolterà. Probabilmente ha troppa voglia di andare altrove - magari negli Stati Uniti a giocare, magari in Argentina con la famiglia - e troppa poca voglia di restare: un modo per lasciarsi senza troppo dolore si troverà.

26 agosto - 08:21

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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