'Ganga' lancia Checco Bruni: "Tanti fuoriclasse dentro Luna Rossa, può farcela"
Due fratelli, la vela volante che scansiona la loro vita, e due genitori più tradizionali – si fa per dire – che andavano e vanno su derive tradizionali e complicate, il Finn, la mamma Giada, dinghysta Baldo, il papà ingegnere, qualche regata di club e crociera nelle isole quando ancora si poteva. Gabriele Bruni, ma tutti lo chiamano Ganga, non è certamente solo “il fratello di Checco". Lui, tra l’altro, è stato campione Italiano classe 49er e secondo all’Europeo, primo alla preolimpica di Sydney 1999, tre volte primo alla Kiel Week nel cupo Mare del Nord. Primo al Campionato Italiano Laser Radial 1994. Campione del mondo Hobbie Cat Tiger 2001. Stratega su +39, nella coppa America 2007, membro del Team Azzurra nella Louis Vuitton Cup, una riedizione in piccolo e itinerante dell’America’s Cup con le barche vecchie glorie e anche tecnico Fiv amato e temuto e coinvolgente: ‘In mare ci insegue o col gommone o con i droni, non gli sfugge niente’, raccontano ridendo i suoi atleti dei Nacra, funambolici mini multiscafi che corrono e si alzano come piccoli aerei bagnati. Da otto anni Ganga è allenatore della squadra olimpica di Nacra e con Ruggero Tita, Caterina Banti, Vittorio Bissaro e Maelle Frascari sono la squadra più forte del mondo. A Cagliari si ritrovarono insieme i suoi atleti sui mini catamarani con i foils e la prima Luna Rossa che si allenava.
È mai salito su Luna Rossa con suo fratello?
“No, Checco mi ha fatto giurare di non chiederglielo e anche di non fargli domande su come procedesse la campagna. Però a Cagliari poco dopo che fu varata la barca successe un fatto emozionante. Io con i ragazzi sui Nacra eravamo in acqua e Luna Rossa era ferma al largo, ci avvicinammo tutti intorno, tipo chioccia e pulcini e facemmo un picnic insieme, ognuno sui propri scafi ma tutti vicini a mangiarsi i panini e godere del momento magico”.
Come successe che si trovò a regatare contro suo fratello Francesco?
“Tante volte, mica solo una. Lui sempre al timone, io o prodiere o tattico. Abbiamo cominciato insieme, tra me e lui c’è solo un anno di differenza, io 46, lui 47. Corsi di vela insieme, poi la squadretta agonistica poi noi due sul 420, il 470 e via regatando. Poi ci dividiamo, lui alle Olimpiadi di Atlanta nel 96 per la classe Laser, e io mi iscrivo a giurisprudenza. Quattro anni dopo risaliamo in barca insieme, sul 49er, “sarà divertente”, pensiamo, ma non lo fu troppo: andammo a Sydney nel 2000, l’anno dell’oro di Alessandra Sensini, il primo giorno abbiamo regatata male e alla fine arrivammo solo decimi. Poi ancora strade divise nelle grandi competizioni: io persi un punto le selezioni col catamarano per Atene 2004 ma già avevo ingaggi da professionista su grandi barche d’altura e Checco fu chiamato per la prima delle sue quattro America’s Cup su Luna Rossa”.
C’è una foto di Fabio Taccola, che è un po’ l’immagine simbolo della vostra vita di quasi gemelli delle competizioni in mare, tutti e due in testa d’albero a fare le vedette, a scrutare l’orizzonte alla ricerca del lato più favorevole del vento, su due barche avversarie.
“Ci chiamavano i Fratelli di Coppa, era l’America’s Cup del 2007, Valencia, si correva sui monoscafi, io ero stratega sulla barca +39, lui su Luna Rossa. Che foto! Peccato, noi avemmo qualche problema economico, non ci andò benissimo…Però poi tornai in barca con mio fratello nel 2008 per il Louis Vuitton Trophy, era il 2008, un circuito in cui si correva con due barche che avevano fatto Coppa America di Valencia – Oracle e Mascalzone Latino – e le squadre dei diversi paesi che correvano a turno su una o l’altra imbarcazione. Io e Checco eravamo nel team italiano Azzurra, scusate ma vincemmo in finale 3- 1 proprio contro i neozelandesi…E non dico altro”.
Che timoniere è suo fratello? E il suo rapporto con l’altro timoniere, l’australiano Spithill?
“Checco ha una sensibilità innata, percepisce quello che la barca vuole per andare più veloce, e procede così, soprattutto con i venti medio-leggeri. Con l’altro timoniere effettivamente poteva esserci il rischio che due caratteri così diversi non si prendessero troppo, e invece Checco si è sempre trovato benissimo. E in fondo quando Checco ha urlato Viva Palermoooo dopo la vittoria contro gli inglesi di Ineos per la prima volta abbiamo visto accennare un sorriso anche sul viso dell’australiano…”.
La scaramanzia. C’è un rito in casa Bruni mentre Checco corre ad Auckland , giusto?
“Vediamo tutte le regate a casa di papà e mamma, io abito nella casa dall’altra parte del giardino ma le notti di Coppa metto la sveglia e con mio figlio Tommaso andiamo dai nonni. La prima volta che Checco vinse la regata mamma ci aveva preparato caffè, frutta, panini e una torta, la margherita. Da quella notte papà ha obbligato mamma a rifare esattamente lo stesso tavolo imbandito, con gli stessi cibi e sempre la torta margherita”.
Ma la storia che sullo stipite di una porta della vostra casa a Palermo c’è segnata l’altezza di Ben Ainslie, il baronetto della vela inglese che Luna Rossa - quindi suo fratello - ha rapidamente rispedito a casa? La rivista Fare Vela l’ha scoperto facendo irruzione nella ex cameretta di suo fratello…
“Diciamo che a casa nostra c’è sempre stato un via vai di velisti e anche l’altro fratello, Marco, è velaio…Viviamo in una villa con un giardino in quartiere popolare di Palermo, il Danisinni, un posto accogliente, insomma c’era spazio per tutti, ….Ben nel 1995 stette da noi per quasi due mesi, e di tutti quelli che venivano registravamo per gioco le altezze e i pesi. Si allenava a Mondello per le Olimpiadi di Savannah, l’anno dopo, a 19 anni, vinse l’argento sul laser, la prima delle sue cinque medaglie olimpiche. Anche mio figlio Tommaso corre sui laser e io gli dico, ‘guarda che Ben quando aveva più o meno la tua età, era alto così, pesava così…e tu continua così”.
Azzarda un pronostico?
“Saranno regate difficilissime ma Luna Rossa ce la può fare. I neozelandesi giocano in casa, sono dei fenomeni però io dico sempre che se Luna Rossa è riuscita a vincere 11 regate su 12 – e finora nelle regate di avvicinamento alla Coppa America non era mai successo – non può essere tanto lontana dai kiwi. E comunque, se Checco vince sarà la vittoria più bella della sua carriera e se la merita. E se perde, gli saremo comunque vicini. Possono andare bene o male ma di sicuro quei ragazzi ce l’hanno messa tutta. Vedremo…Di certo è il team di Coppa America più forte che ci sia mai stato, le 144 persone che lo compongono sono tutti dei fuoriclasse e questa comunque è già la loro vera forza”.