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Strappare lungo i bordi: la serie di Zerocalcare è un gioiellino

Strappare lungo i bordi la serie di Zerocalcare è un gioiellino
La nuova serie di Zerocalcare su Netflix è un capolavoro di scrittura, ironia e amarezza. Ecco perché è imperdibile

Entrare nella testa di Zerocalcare significa fare i conti con un cumulo di paranoie che, in confronto, le colonnine di Malagrotta sembrano delle dune di sabbia. Le paranoie, come quasi sempre accade, si concentrano su delle inezie che la mente trasfigura e contorce fino a trasformarle in dei problemi insormontabili, al pari solo della questione ambientale discussa all'ONU o delle crisi in Afghanistan affrontata al G20. Solo che, in questo caso, parliamo di scegliere se ordinare o meno una pizza margherita al ristorante, se partire quattro o cinque ore prima dell'imbarco in aeroporto o se essere in grado o meno di cambiare la gomma di una macchina, l'abc del manuale del maschio alfa sul quale si fonda la società patriarcale. Tutto questo è Zerocalcare, e tutto questo è anche Strappare lungo i bordi, la nuova serie originale di Netflix che, dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma, approda finalmente sulla piattaforma trascinandoci in un trip mentale dove si ride e si piange, si parla al cuore e alla pancia. Il tutto condito con l'ironia graffiante di una personalità brillante che fa sempre i conti con sé stessa e che, quasi sempre, esce sconfitta da un confronto dopo il quale si sente inetta, inadeguata, stropicciata.

Zerocalcare e Secco

Zerocalcare e Secco

La serie, composta da 6 episodi da circa 15 minuti l'uno, quindi recuperabile in un'ora e mezza tonda tonda, parla, sì, di una storia, ma anche dei tanti pezzi di vita che i fan di Zerocalcare conoscono bene grazie alle sue tavole e alle sue opere. Il pretesto di un viaggio con gli amici Sarah e Secco fino a Biella (il motivo non ve lo diciamo per non spoilerarvi il finale) diventa, infatti, l'occasione per riflettere sul passato e sul futuro, sulle occasioni mancate, su tutte le ore impiegate a pensare a problemi che potevano risolversi con un colpo di spugna e sul senso stesso di un'esistenza improntata a quello che lo stesso Zerocalcare definisce «il diritto alla lagna». Lo spettatore, di fronte alle lamentele del protagonista, ride, ma la verità è che in quelle lamentele si rispecchia, perché se c'è una cosa in cui Zerocalcare è bravissimo è proprio dare spazio a quella vocina interna che si autocensura per non essere giudicata dagli altri ma che, in realtà, si focalizza sulle stesse inezie che ci fanno sbellicare quando a viverle è qualcun altro.

Zerocalcare in una scena di Strappare lungo i bordi

Zerocalcare in una scena di Strappare lungo i bordi

La potenza espressiva della serie sta proprio in questo meccanismo autoironico e scanzonato che rende Strappare lungo i bordi un prodotto non solo imperdibile, ma necessario per ridimensionare i trip mentali che ogni giorno ci facciamo e per ricordarci di non essere soli. Zerocalcare, al secondo Michele Rech, ha dato vita e forma alle sue risorse e alla sua inesauribile fantasia: Strappare lungo i bordi è il risultato di quella introspezione a volte dolorosa ma profondamente salvifica nella quale chiunque può immedesimarsi e che porta il marchio del suo creatore in ogni fotogramma, in ogni frase biascicata in romano che è anche la sua profonda cifra stilistica, arricchita dalle incurisioni di Valerio Mastandrea che presta la voce all'Armadillo, ossia alla coscienza del protagonista, e alle musiche di Giancane. Sappiamo che Zerocalcare fremeva all'idea di sapere cosa il pubblico pensasse della serie (probabilmente questo nuovo trip potrebbe dare vita a una serie a parte), e ci teniamo a tranquillizarlo: caro Michele, hai fatto un capolavoro. Ora, però, pensa a una seconda stagione perché siamo già in astinenza. 

La serie è prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing.

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