Venditti al Giulio Cesare: “Qui ho preso le botte da Peppe il roscio ...
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“Eravamo 34 quelli della terza E tutti belli ed eleganti tranne me. Era l’anno dei mondiali quelli del ‘66 la regina d’Inghilterra era Pelè”. Gli studenti cantano in coro, lo abbracciano, lo travolgono, lo chiamano, una selva di braccia armate di cellulari.
Insieme ai professori e ai genitori, agli ex alunni che erano ragazzi negli anni 80, negli anni 70: Antonello Venditti arriva ai festeggiamenti per i 90 anni del liceo Giulio Cesare con discrezione.
L’ex studente che ha celebrato il suo liceo con una canzone meravigliosa, che ricorda ancora con nostalgia “quelle migliaia e migliaia di gambe e di occhiali di corsa sulle scale”, l’ex alunno della terza E è tornato nella scuola “dove Nietzsche e Marx si davano la mano”.
«Ed era davvero così» racconta «ho amato questa scuola ed è importante essere qui anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. Perché la scuola ha una funzione fondamentale, ci insegna a stare insieme. Qui è successo tutto, qui ho preso le botte da Peppe il roscio ma destra e sinistra dialogavano. Poi la mattina del 28 maggio 1980 hanno ucciso Serpico, la fine dell’innocenza, da lì è iniziata la peggio gioventù».
Oggi i cancelli del liceo sono spalancati, le aule illuminate: le grida di gioia, gli abbracci («Antone’ sei uno di noi»), («Forza Roma, Antone’»), cancellano l’età anagrafica.
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La preside Senesi consegna a Venditti un dipinto con Giulio Cesare, il brindisi, i selfie. Tra studenti, genitori, professori c’è anche Tommaso Zanello detto er Piotta, anche lui ex allievo.
Venditti prende il microfono, l’acustica è pessima. «Per i cento anni vi porto l’amplificatore» dice ridendo «questa è una giornata di meravigliosa amicizia in cui le generazioni sembrano toccarsi. E sembra davvero che il tempo si sia fermato qui, tante canzoni sembrano essere rievocate in questo incontro. Questo istituto ne ha viste di belle e di brutte, ed è rimasto in piedi. È estremamente difficile fare festa in questi tempi difficili, ma è importante esserci».
Sogna una notte speciale per celebrare i quaranta anni di Notte prima degli esami. «Mi piacerebbe fare un grande evento gratuito il 16 giugno, che, ho controllato, sarà la notte prima degli esami nel 2024. Un concerto nel cuore di Roma. Vorrei che si impegnassero tutti perché diventasse realtà».
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Un grande concerto che potrebbe tenersi al Circo Massimo, il luogo della gioia e della memoria: la festa dello scudetto della Roma nel 1982, quando dopo il concerto gli sembrò di volare.
Gli brillano gli occhi: «Non vivo nel passato ma sto accanto ai giovani, li ascolto, per questo non mi vedono come un nonno. Canto e uso un linguaggio contemporaneo. Quando qualcuno della mia generazione non riesce a capire i rapper o i trapper è perché non conosce quel linguaggio, io ho usato l’autotune già nel 2003, non mi scandalizzo. E ascolto Madame, è una grandissima artista».
I ragazzi che lo assediano lo sanno. Lui che va a cantare al liceo prima della maturità, stavolta non si esibisce. Ma i ragazzi cantano per lui.