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Il battesimo di Gesù a Rocca Pia L'Aquila Blog

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Oggi ricorre la festa del battesimo di Gesù e in quest’occasione andremo nella chiesa della Madonna del Casale, a Rocca Pia, in provincia
Battesimo di Gesù
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Oggi ricorre la festa del battesimo di Gesù e in quest’occasione andremo nella chiesa della Madonna del Casale, a Rocca Pia, in provincia dell’Aquila, per contemplare un bell’esempio di arte popolare e liturgica abruzzese che ritrae questo soggetto.

Ad essere più precisi, per chi percorre la Strada Statale 17 tra Rocca Pia e Roccaraso – magari diretto verso aree dove si scia – deve fare attenzione a un cartello, che a metà strada indica la svolta per la località Casale. È proprio lì, come un puntino bianco nel verde di una magnifica scenografia – non poteva essere altrimenti: siamo tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Nazionale della Majella – che appare isolata, come sentinella sull’altopiano, una graziosa chiesetta a pianta rettangolare, con quel caratteristico campanile a torre, che è l’aspetto di una torre difensiva o di avvistamento. È la chiesa della Madonna del Casale, ricordata anche come Madonna del Carmine o Madonna della Vittoria, perché sembrerebbe che la chiesa sia stata costruita per volere di Carlo d’Angiò, dopo la vittoria su Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268. Attorno a questa chiesa in realtà, v’era una piccola comunità che per secoli ha abitato questi territori, fino a quando, nel Quattrocento, si trasferì a rocca Pia. La Chiesa della Madonna del casale è rimasta in piedi, diventando punto di riferimento e riparo per pastori e viandanti che affrontavano la traversata dell’Altopiano delle Cinque Miglia.

Si accede alla chiesa attraverso un bel portale trecentesco, di probabile ascendenza sulmonese; l’affresco della lunetta è ormai invisibile, ma emerge dalla pietra un rilievo con l’agnello vessillifero o crucifero: un richiamo alla vittoria di Gesù sulla morte, che nasce dalla celebre espressione con cui Giovanni Battista salutò il Cristo: “Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”. 

Una volta entrati ci si accorge che il gioiello della chiesa è costituito dall’apparato iconografico dell’abside, rialzato rispetto al piano della navata. La scena dell’Annunciazione, con l’arcangelo Gabriele a sinistra e la Madonna con la colomba dello Spirito Santo sulla destra, incornicia il catino absidale. Questo episodio è la porta del mistero, è l’inizio della vita di Gesù e quindi del compimento della salvezza umana. L’abside è completamente affrescata con quattro scene della vita di Cristo, separate da eleganti lesene dipinte. La lettura va fatta partendo dal basso, a sinistra, in senso antiorario: la Visitazione di Maria a Elisabetta, con accanto la Madonna che tiene il bambino Gesù, ben in carne, in piedi, sulle ginocchia. Immeditatamente di sopra il Battesimo del Signore, sui cui ci soffermeremo a breve, e a sinistra la Resurrezione di Gesù, che tiene in mano il vessillo della vittoria, che ricorda quello che tiene l’agnello sull’architrave del portale. Tutto si svolge sotto lo sguardo benedicente del Padre, rappresentato tra angeli -lui nelle dimore eterne – alla sommità dell’abside. Ma abbiamo dimenticato una scena: esattamente in corrispondenza dell’altare si apre, quasi fosse un’icona, un affresco del Cristo morto, in piedi nel sepolcro, il corpo piagato, che ha dietro di sé lo strumento del suo supplizio, la croce. È il sacrificio di Cristo, che si rinnova continuamente sull’altare ogni volta che viene celebrata l’eucaristia: questo è sottolineato dallo sfondo oro, il colore dell’eterno, come eterno è il valore del sacrificio di Cristo.

La nostra attenzione, come annunciato, ora va sull’affresco del Battesimo del Signore. L’iconografia di questa festa si è conservata stabile nei secoli, come vediamo anche qui nel caso della Madonna del casale e quasi fotografa il momento cruciale del racconto evangelico: “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua, ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dei cieli che disse: Questo è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. (Mt 3,13-17).

Studio fotografico Paradisi

Studio fotografico Paradisi

Gesù è al centro dell’affresco, in piedi, quindi nell’atto di riemergere dalle acque del Giordano, mentre Giovanni Battista alla sua destra compie con la mano il gesto del battesimo. Non vediamo la colomba o lo sguardo di Dio, ma gli angeli, inginocchiati e con in mano le vesti di Cristo, guardano verso l’alto, traducendo così in quello sguardo elevato al cielo la presenza e la compiacenza del Padre. Gesù è rappresentato quasi nudo nelle acque del fiume: è rivestito della nudità di Adamo – è il nuovo Adamo – che restituisce all’umanità la sua veste paradisiaca persa con il peccato.

Accanto a lui Giovanni Battista è rappresentato secondo le parole evangeliche: un uomo con i capelli scompigliati, vestito di pelli e avvolto in un mantello. Dall’altro lato due angeli in ginocchio, simbolo delle schiere celesti che si prostrano di fronte al Figlio di Dio incarnato. La natura tutto intorno è piuttosto brulla, come ricorda il versetto di Is 35,1-2: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa […] Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio”.

Non deve sfuggire un particolare che potrebbe passare inosservato o semplicemente esornativo, ossia la non casuale presenza di un alberello senza foglie, che traduce in immagine quel duro monito del Battista: “Già la scure e posta alla radice degli alberi. Ogni albero che non dà buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco” (Mt 3,10). Abbiamo anche un’altra idea: l’alberello potrebbe riferirsi alla profezia di Isaia: “un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, ripreso in Lc 4,17-21.

Con le immagini e le parole degli evangelisti e dei profeti chiudiamo la nostra piccola visita in cui, anche questa volta, un tesoro nascosto dell’arte abruzzese ci ha aiutato a contemplare un grande mistero della liturgia che celebriamo.

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