Bresh, da Genova a Sanremo: il bar dei genitori, l'inno del Genoa, i ...
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di Giulia Mietta
Sanremo 2025, dalla periferia ai concerti sold out (sulle tracce del mito di Faber e Tenco). Al Festival duetta con Cristiano De André, con il brano «Crêuza de mä»
GENOVA - «Simili, noi puntiamo ad essere invincibili, uomini complessi come i limiti». Novembre 2018, questa è una barra di «Genovesi» e Bresh - Andrea Brasi, in gara a Sanremo con «La tana del granchio» - divide il palco con Nader, collega, amico e fratello maggiore, musicalmente parlando. I Giardini Luzzati, nel centro storico, sono una bolgia. Il concerto è organizzato a favore dei quartieri della città isolati dal crollo del ponte Morandi.
«Quella sera ci siamo accorti che Andrea era il futuro», dice Claudio Cabona, autore del documentario «La nuova scuola genovese», il primo a identificare la scena rap e trap locale come una naturale prosecuzione dell’età dell’oro del cantautorato sotto la Lanterna. Bresh, Izi, Tedua come nuovi De André, Tenco, Paoli.
Adesso che Bresh duetta all’Ariston con Cristiano De André (canteranno «Crêuza de mä») non si alza un sopracciglio. «Ma se questi ragazzi hanno il riconoscimento che meritano è perché se lo sono guadagnato con fatica - osserva Cabona - e se c’è qualcosa di magico che lega storie musicali così diverse è proprio Genova, la città che ha forgiato Bresh od Olly (altro genovese in gara al festival ndr) come ha forgiato Faber e gli altri».
La Genova di Bresh si inabissa nei caruggi «dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi», si nasconde nei giardinetti di quartieri popolari e ipertrofici come il Lagaccio e Prà, si scatena a Marassi, tra studio (di registrazione) e stadio (il Genoa), anche se poi tutto parte da Bogliasco, incantevole borgo marinaro dove i suoi genitori gestiscono un locale. East coast e west coast in un solo artista.
Di Bogliasco Bresh parla nella canzone «Il Bar dei Miei». Che, nella realtà, si chiama «Il Vagabondo». Dietro al bancone ci sono mamma, instancabile lavoratrice, e papà, ex camallo della Compagnia Unica, la corporazione dei manovali del porto. Bresh inizia a lavorare lì come cameriere ma, come canta, quella vita gli sta stretta. Ora la mamma, la zia e tante clienti lo guardano commosse mentre appare in tv, sopra i tavolini che un tempo toccava a lui sparecchiare.
Per la geografia di Bresh il secondo luogo dell’anima è sicuramente Marassi. Frequenta il Ferraris da quando ha 8 anni. Genoano fino al midollo, una passione nel senso etimologico del termine, presenza fissa in Gradinata Nord. «Lo invitiamo sempre in tribuna, lui passa a salutare ma poi torna dai ragazzi», conferma Matteo Rossi, responsabile dei rapporti con i tifosi per la società rossoblù. Bresh che, genoano come De André, diversamente da De André è riuscito, senza volerlo, a scrivere un inno del Genoa: «Guasto d’Amore».
È una strada piena di incroci quella che ha portato una ballade abbozzata durante il Covid e mai registrata a diventare un coro da stadio e una hit da 97 milioni di ascolti su Spotify. «È il 2021 e circola questo video registrato con un cellulare dove Bresh e il suo amico Luca Caro suonano "Guasto" con la chitarra in spiaggia, quel video passa di chat in chat fino a Mattia Perin, che al tempo è il portiere del Genoa, e che se ne innamora».
A parlare è Pietro Pisano, già ufficio stampa della squadra ma anche amico del rapper. «Non tutti sanno che Perin suona il pianoforte e fatto sta che organizziamo, portiamo Bresh a cena da Mattia, lui si fa passare lo spartito di Guasto, studia, si prepara, e dopo qualche prova registriamo un nuovo video, quello da cui poi è esploso tutto».
Alla fine del campionato del 2022, con il Genoa retrocesso in B, la gradinata intona «Guasto d’Amore» e in mezzo alla coreografia rossoblù - «gli stessi colori che cadono in mare» - c’è anche Bresh. Leggenda narra che quando, nei mesi successivi, la società lo ha contattato per fissare ufficialmente la collaborazione, il più grande desiderio espresso dal rapper è stato un posto auto davanti allo stadio. Per le partite scappa da Milano, dove vive, ma per trovare parcheggio a Marassi a volte servono più di 90 minuti.
Marassi per Bresh è anche il luogo delle registrazioni, al «mitico» Studio Ostile, ma anche dei primi live. Marco «DjKamo» Scopesi, figura importante per l’hip hop nazionale oltre che genovese, se lo ricorda bene. «Avrà avuto 14 anni - racconta - all’epoca quelli della mia generazione organizzavano delle session sulla cosiddetta “piastra” di Marassi, un parcheggio all’uscita dell’autostrada, ma lo ricordo anche nel 2012 nei concertini al Lucrezia, un locale che faceva serate rap, o a improvvisare nelle stanze del centro sociale Buridda, ormai sgomberato».
Bresh non è ancora il Bresh di «Nightmares» (il feat con I Pinguini Tattici Nucleari), né quello dei tour sold out, eppure è già ovunque: a Genova e nell’immaginario dell’ambiente noto come «Drilliguria» - il collettivo che, giocando con la parola "drill", sottogenere della trap, riunisce artisti come Bresh, Tedua, Izi, Vaz Tè e Disme - ovvero quartieri come il Lagaccio, o le Lavatrici di Pra’, la Valpolcevera, Certosa. E per ritornare nei caroggi, è nei vicoli del centro storico, dove si sono riversati centinaia di fan e amici per mettere il scena il video ufficiale di «Guasto d’Amore». Il tour della Genova di Bresh finisce in via Del Campo, dove il rapper e Cristiano De André, in occasione del già citato documentario «La scuola genovese» hanno già intonato insieme «Crêuza de mä».
11 febbraio 2025 ( modifica il 11 febbraio 2025 | 09:28)
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