Brigitte Bardot, perfetto simbolo della Rive Gauche. Peccato stesse ...
Brigitte Bardot icona dell’esistenzialismo. Lei, musa dell’estrema destra francese, cresciuta sulla Rive Droite, era stata indicata da Simone de Beauvoir come perfetta incarnazione della corrente di pensiero che si era sviluppata sulla Rive Gauche, tra résistants antifascisti più o meno reali, comunisti, filoamericani, cercatori di una terza via miseramente svanita.
Emblematica la parabola dell’esistenzialismo nato, e morto, intorno a Sartre, Camus, la stessa De Beauvoir ed una infinità di scrittori, poeti, drammaturghi, giornalisti, pittori, scultori. Tanto alcool e poi sesso, droga e jazz, in mancanza del rock and roll. Una scuola di pensiero bruciata in pochissimi anni. Capace di creare una moda, di influire sugli stili di vita degli anni successivi, di favorire la nascita della nouvelle vague cinematografica. Ma incapace di cambiare di una virgola la politica francese o, addirittura, quella mondiale come auspicavano i grandi nomi dell’esistenzialismo parigino.
Bravissimi nel trasformare le cantine della Rive Gauche in locali affollatissimi dove ascoltare jazzisti in arrivo dagli States o anche francesi. Bravissimi nel trasformare bistrot e semplici bar in luoghi che richiamavano turisti nordamericani in cerca di un bagno di cultura. Che era assolutamente falso perché i numi dell’esistenzialismo evitavano accuratamente di mescolarsi ai turisti che avevano richiamato.
Totalmente incapaci, però, di svolgere quella missione politica che si erano autoassegnati. Ed il loro partito durò l’espace d’un matin perché le divisioni interne non permisero neppure di misurare l’indifferenza dei cittadini transalpini. Giusto così, in fondo. Perché il ruolo degli intellettuali non dovrebbe confondersi con quello dei politici di professione.
Ma nella vicenda degli esistenzialisti è emblematica anche la parte svolta dal partito comunista francese. Con una scelta opposta a quella del PCI, l’ottuso vertice transalpino scelse la via del dogma. Niente compagni di strada, solo soldatini ubbidienti. Dunque sì a Picasso, allineato e coperto ai voleri di Mosca, e no a Sartre e Camus. Spingendo la sinistra non stalinista nelle braccia degli statunitensi impegnati a foraggiare l’intellighentia non comunista. E poi, in un’orgia di dogmatismo senza più freni, il Pcf impose anche gli stili da rispettare nella pittura, nella scultura, nella scrittura. Con il risultato di venire pesantemente sconfitto nonostante il controllo del maggior numero di quotidiani.
Così come vennero politicamente sconfitti gli esistenzialisti trasformati in divi ben remunerati dai produttori statunitensi che inquinarono Parigi inviando frotte di intellettuali organici ai progetti di Washington. Da un lato il comunista Aragon dall’altro l’ambasciata americana pronta a garantire tournée prestigiose, traduzioni dei libri in ogni lingua del mondo occidentale, trasposizioni teatrali e cinematografiche.
Vendersi non era mai stato così facile. Trovare eredi non era mai stato così difficile. Ed allora si comprende perché, per la gauche esistenzialista, Brigitte Bardot diventasse l’unica speranza. Ragazzina bellissima e libera, capace di decidere della propria vita, trasgressiva in amore, indifferente ai condizionamenti. Peccato che vivesse sulla Rive Droite..