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Esplosione in fabbrica di smaltimento esplosivi, tre morti. Nel 2020 ...

Esplosione in fabbrica di smaltimento esplosivi tre morti Nel 2020
I tre stavano lavorando al recupero di polvere da sparo da un ordigno bellico. "Incidente inspiegabile" dice la 'Sabino Esplodenti". Domani l'udienza preliminare per l'incidente di 3 anni fa, ipotesi di violazione di norme antinfortunistiche

Tre operai sono morti e altri sono rimasti feriti questa mattina in seguito a una deflagrazione nello stabilimento Sabino Esplodenti di Casalbordino (Chieti) per ragioni che devono essere ancora accertate. 

Le vittime sono Fernando Di Nella, 50 anni di Lanciano, Gianluca De Santis, 40 anni di Palata, e Giulio Romano, 56 anni di Casalbordino. Proprio Romano era scampato alla tragedia avvenuta nello stesso stabilimento nel 2020, lo aveva salvato un improvviso cambio turno.

Nel frattempo, per ragioni di sicurezza sono state evacuate due abitazioni vicine all'area che deve essere ancora bonificata dagli artificieri dell'Esercito, in arrivo domani.

L'azienda: un incidente inspiegabile

"Resta, allo stato, inspiegabile la causa dell'innesco che ha determinato la dolorosa perdita di tre lavoratori sebbene esperti formati e informati dei rischi connessi allo svolgimento delle loro mansioni" dice all'Ansa la Esplodenti Sabino. "L'incidente si è purtroppo verificato durante la normale fase di lavorazione di munizionamento, eseguito per conto dell'Agenzia Industrie Difesa, nonostante l'adozione delle cautele e applicazioni più severe previste dalla normativa sulla prevenzione degli infortuni".

L'azienda continua spiegando che "i soci della Esplodenti Sabino, assicurando la più ampia collaborazione della società con l'autorità giudiziaria per l'accertamento delle cause del sinistro, sono vicini ai familiari delle vittime con cui condividevano quotidianamente gli ambienti di lavoro e le attività lavorative e ai quali manifestano la incondizionata solidarietà precisando che per quanto di competenza la società si farà carico di ogni loro esigenza anche attraverso le proprie compagnie di assicurazione".

Cgil: altri tre crimini

Infortuni così gravi se si ripetono è perché non si è fatto nulla, sono la cartina tornasole delle condizioni di lavoro, e non chiamiamoli incidenti, sono crimini. Alle famiglie dei lavoratori coinvolti esprimiamo tutta la nostra vicinanza” afferma la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David. “Riprendendo le parole del nostro Presidente della Repubblica ‘i morti sul lavoro di queste settimane ci dicono che non stiamo facendo abbastanza’, ricordiamo - sottolinea Re David - che in questa fabbrica il 21 dicembre 2020 persero la vita altri tre operai, e domani si terrà davanti al Gup del Tribunale di Vasto l'udienza preliminare relativa alla precedente esplosione”.

“Chiediamo - prosegue la dirigente sindacale - un’immediata intensificazione dei controlli a partire proprio da quei luoghi di lavoro in cui si sono già registrati degli incidenti gravi e in cui si svolgono lavorazioni ad alto rischio”. Inoltre, aggiunge la segretaria confederale, “serve una Procura Nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, perché nessuno resti impunito. Infine, chiediamo urgentemente un tavolo di confronto su salute e sicurezza per porre fine a questo crimine”.

Lettera dei sindacati a Mattarella: “Azione corale contro logica di mercato spietata”

Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri scrivono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "L'incremento degli infortuni e di malattie professionali non sono numeri: ci consegnano la dura realtà di un Paese che non riesce a fare fino in fondo i conti con la cultura della prevenzione, con la garanzia della salute e della sicurezza in ogni luogo di lavoro. Non si tratta solo di un problema culturale, c'è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento", si legge nella lettera di Cgil, Cisl e Uil. "Abbiamo presentato al governo una specifica piattaforma unitaria senza aver ricevuto adeguate risposte. È il momento di un'azione straordinaria corale per raggiungere l'obiettivo di zero morti sul lavoro" con un'attenzione straordinaria di tutte le Istituzioni, del legislatore e del mondo imprenditoriale.

A Lanciano feste annullate

Il sindaco Filippo Paolini ha firmato l'ordinanza in cui, in segno di lutto per la morte di Di Nella, si annullano i tradizionali eventi di inizio della triade finale delle feste di Settembre, che avranno uno slittamento di 24 ore. "Stante il gravissimo incidente avvenuto alla Esplodenti Sabino, l'Amministrazione Comunale, di concerto con il Comitato Feste, nel rispetto delle persone che hanno perso la vita e delle loro famiglie, ha ritenuto di sospendere lo spettacolo musicale previsto per questa sera in Piazza Plebiscito e i fuori d'artificio previsti per le ore 4. Siamo particolarmente vicini alle famiglie in questo tragico e doloroso momento".

Nel passato un altro incidente mortale nella stessa azienda

La "Esplodenti Sabino spa", l'azienda per il recupero di materiali da munizioni militari di attività di smilitarizzazione, bonifica di siti contaminati e smaltimento di prodotti contenenti esplosivi  torna di nuovo al centro della cronaca nera. Già il 21 dicembre del 2020, infatti, altri tre operai della stessa azienda persero la vita mentre erano impiegati nel locale che ospitava il forno statico, impianto adibito per la bruciatura di polveri di lancio, artifizi illuminanti, fumogeni ed esplosivo. 

Proprio domani si terrà, davanti al gup del Tribunale di Vasto (Chieti), l'udienza preliminare relativa all'incidente avvenuto il 21 dicembre del 2020 alla Sabino Esplodenti. Nel procedimento sono dieci gli imputati: il legale rappresentante e presidente del Cda della Esplodenti Sabino spa, il direttore dello stabilimento, il responsabile del servizio protezione e prevenzione, quattro consiglieri di amministrazione, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il capo reparto, la società in persona del legale rappresentante, società che è sottoposta a procedimento penale per responsabilità amministrativa per omicidio colposo plurimo. In particolare la procura di Vasto ha contestato ai vertici aziendali la violazione di una serie di norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Tre anni fa l'incidente avvenne nel primo pomeriggio, durante lo smaltimento di diversi materiali, ossia miscela incendiaria, polvere pirica, polvere nera, razzi di segnalazione, legna impregnata di Tnt, dotazioni nautiche, simulatori di colpo tipo kanonslag, nel locale forno statico, dove stavano lavorando le tre vittime, che nell'esplosione morirono sul colpo. La Sabino Esplodenti fu sottoposta a sequestro e rimase chiusa per sette mesi. La fabbrica riaprì poi nel luglio 2021.

Ansa

Esplosione fabbrica Casalbordino, titolare sgomento

In Abruzzo 30 anni di incidenti sul lavoro, esplosioni e morti

Con l'ennesima tragedia di Casalbordino negli ultimi trent'anni sono stati undici i casi più o meno gravi di esplosioni di polvere pirica in aziende di fuochi d'artificio o depositi in Abruzzo, a partire da quella di Balsorano, il 15 luglio 1994, dove i morti furono sei e i feriti quattro.

Diciannove anni dopo, la mattina del 25 luglio 2013, a Città Sant'Angelo - in provincia di Pescara - una tremenda esplosione, con una nube nera visibile da chilometri, fece saltare in aria la premiata fabbrica di fuochi d'artificio Di Giacomo, con almeno 10 tonnellate di polvere pirica: morirono tre componenti della famiglia, Mauro, il fratello Federico, un altro parente, Roberto, e poco dopo, arrivato sul posto insieme ai soccorsi, anche Alessio. 

Il figlio 22enne di Mauro si era gettato nelle rovine della fabbrica nel disperato tentativo di salvare i familiari e venne investito da una seconda, fatale esplosione. In quell'occasione rimasero feriti quattro vigili del fuoco, uno dei quali in modo serio: Maurizio Berardinucci, 47 anni, morì il 26 ottobre all'ospedale Gemelli di Roma, tre mesi dopo l'esplosione. A lui è stata poi intitolata la caserma del comando provinciale di Pescara.

Dopo quello di dieci anni fa un altro incidente, quasi fotocopia, sempre a luglio: nel 2014 a Tagliacozzo - questa volta in provincia dell'Aquila - saltò in aria l'azienda Paolelli, provocando la morte di tre persone, il figlio 37enne del titolare, Valerio, e due dipendenti, Antonio Morsani e Antonello D'Ambrosio.

E il 21 dicembre del 2020 nuovo incidente alla Esplodenti Sabino di Casalbordino, nel teatino, con tre operai morti. Ferrovia e statale 16 Adriatica rimasero bloccate per ore, fu istituita la zona rossa in attesa delle bonifiche. Nella stessa fabbrica che, con oltre 70 dipendenti, cura, recupera e tratta polvere pirica derivata da bonifiche di ordigni bellici, nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall'innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un'esplosione. 

Nuova tragedia a Teramo nello scorso febbraio, con un operaio 62enne dilaniato da un ordigno in una azienda di fuochi d'artificio. 

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