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Lorenzo Cesa, Gratteri:«Macché giustizia a orologeria. L’ho sentito io dire in tv: non entro in maggioranza»

Lorenzo Cesa GratteriMacché giustizia a orologeria Lho sentito io dire in tv non entro in maggioranza
Le elezioni sono ad aprile, non potevamo aspettare ancora per gli arresti
Lorenzo Cesa, Gratteri:«Macché giustizia a orologeria. L'ho sentito io dire in tv: non entro in maggioranza»Lorenzo Cesa, Gratteri:«Macché giustizia a orologeria. L'ho sentito io dire in tv: non entro in maggioranza»

Procuratore Gratteri, la sua inchiesta su ‘ndrangheta e politica esplode nel mezzo di una crisi di governo, e alla vigilia di nuove elezioni in Calabria. Come si fa a non parlare di “giustizia a orologeria”?

«Le giuro che i tempi della politica non c’entrano. Noi abbiamo saputo che dovevano arrestare l’assessore Talarico, insieme agli altri, quando è arrivata l’ordinanza del gip, all’inizio di gennaio, a un anno di distanza dalla nostra richiesta e a sei mesi dall’ultima integrazione. Le elezioni in Calabria erano fissate per il 14 febbraio, avremmo aspettato il 15 per non interferire sulla campagna elettorale, ma poi sono state rinviate ad aprile: non potevo lasciare arresti in sospeso per decine di persone altri tre mesi».

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Non poteva attendere almeno la soluzione della quasi-crisi di governo? Cesa e l’Udc sono entrati nel gioco dei “responsabili” in soccorso del premier Conte...

«Io fino all’altra sera gli ho sentito dire in tv che lui e l’Udc non sarebbero entrati nella maggioranza, quindi questo problema non si è posto. Se ora qualcuno vuole sostenere il contrario lo faccia, ma io l’ho sentito con le me orecchie».

Su quali basi accusate Cesa di associazione per delinquere con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta?

«Per i contatti con l’imprenditore Antonio Gallo, noto per essere il collettore della ‘ndrangheta nella provincia di Crotone, che mira ad allargare i suoi affari e le sue attività. E’ arrivato a Reggio Calabria e s’è rivolto al clan De Stefano-Tegano per organizzare la campagna elettorale di Talarico, e poi a Roma per cercare di ottenere appalti di livello nazionale. Per questo organizza, tramite Talarico, un incontro con Cesa. Talarico sapeva perfettamente che Gallo si rivolgeva alle cosche reggine; Cesa e Talarico erano nello stesso partito e quindi, per ricambiare l’interesse per le elezioni, ha organizzato il pranzo».

Però non sapete quello che si sono detti , in quel pranzo.

«In quel momento Cesa era deputato europeo e non lo potevamo intercettare. Però sappiamo da altre conversazioni che in quell’occasione hanno discusso di appalti con Anas, Enel e altri enti statali per far lavorare Gallo. C’è un’intercettazione in cui Talarico parla di Cesa, delle fornire di Gallo e del 5 per cento... In altre Gallo dice chiaramente che c’è un accordo, e che è salito a Roma appositamente per incontrare Cesa».

Ma restano sempre dialoghi tra terze persone che parlano di lui. La sua voce non c’è mai.

«E allora che facciamo, stiamo fermi e non chiediamo niente a nessuno? Non si tratta di amici al bar che parlano di calcio, bensì di imprenditori legati alle cosche che parlano di politica e rapporti con i politici. L’incontro con Cesa c’è stato, come posso non chiederne conto?».

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Agli atti avete messo pure l’intercettazione di un arrestato che dice di aver incontrato il senatore Pierferdinando Casini, il quale gli avrebbe detto “qualunque cosa avete bisogno in Albania...”

«Su quello però non c’è alcun riscontro, sono parole che non sappiamo se corrispondono alla realtà e che da sole non significano niente, tant’è che il senatore Casini non è nemmeno indagato. Noi ci basiamo sui fatti riscontrati e dobbiamo procedere con le verifiche, perché quest’inchiesta rappresenta un ulteriore passo avanti nell’evoluzione della ‘ndrangheta nelle sue relazioni con il potere».

In quale direzione?

«Quella che porta un’organizzazione criminale a entrare nei salotti buoni della società grazie a imprenditori, avvocati, notai come quello coinvolto in questa indagine, il più noto di Catanzaro, ed esponenti politici di livello regionale e nazionale. Ci sono rapporti diretti con la pubblica amministrazione, coltivati da professionisti che hanno piena consapevolezza di avere interlocutori espressione della criminalità».

Ma perché le indagini della sua Procura con decine o centinaia di arresti, vengono spesso ridimensionate dal tribunale del riesame o nei diversi gradi di giudizio?

Che significa? Ci sono indagini in corso? Pentiti di ‘ndranghetisti che parlano anche di giudici?

«Su questo ovviamente non posso rispondere».

21 gennaio 2021 (modifica il 21 gennaio 2021 | 23:37)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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