«Chiara Lubich»: il film con Cristiana Capotondi, tra umanità e bravura
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Prima di Chiara Lubich, la prima suora laica della storia della cristianità, erano molte le cose che le donne non potevano fare per loro stesse e per gli altri: non potevano leggere il Vangelo se non in presenza di un parroco, non potevano dedicarsi alla carità se non guidate da qualcuno di più esperto e non potevano professare la parola di Dio perché, in quanto donne, non erano in grado di farsi portavoce di un messaggio così delicato, considerato fino a quel momento a solo appannaggio di un uomo.
La difficoltà nel rompere quelle regole apparentemente infrangibili e nel dimostrare che tutti i cristiani potevano dedicarsi al bene del prossimo senza rispettare nessuna linea preferenziale sono, forse, gli elementi che il regista Giacomo Campiotti riesce a raccontare meglio nel film-tv Chiara Lubich – L’amore vince sul resto, andato in onda su Raiuno la sera del 3 gennaio.
La storia parte quasi dalla fine: da Chiara Lubich, magistralmente interpretata da Cristiana Capotondi, che si sottopone a una serie di interrogatori indetti dalla Santa Sede per verificare la purezza delle sue intenzioni e stabilire se Il Movimento dei Focolari, l’organizzazione di sole donne che Lubich ha fondato mettendo in pratica la parola del Vangelo, possa essere riconosciuto dalla Chiesa Cattolica oppure no. Insieme alla forza motrice, quella della fede, che muove ogni cosa, l’interpretazione della Capotondi ci permette anche di scavare più a fondo nella donna che, vagando per la città di Trento dilaniata dai bombardamenti, scorge l’edicola di una Madonna che le dice di darsi completamente a lei, rivoluzionando la sua vita. La trasformazione, però, sta tutta in quel «darsi completamente»: consiglio che Chiara interpreta come una missione ma che, allo stesso tempo, non presuppone che lei prenda i voti.
"Alcuni la chiamano la casa focolare, altri la chiamano la casa dell'amore."#ChiaraLubich – L'amore vince tutto INIZIA ORA su Rai1 e in streaming su RaiPlay ➡ https://t.co/rjOKYQawKp #3gennaio pic.twitter.com/DUpAsnjtZN
— Rai1 (@RaiUno) January 3, 2021
Da qui cominciano i timidi tentativi di coinvolgere altre persone nella costruzione di un bene più grande: il fatto che siano donne e che si permettano di leggere il Vangelo da sole le rende agli occhi della comunità delle sovversive, delle streghe che devono imparare a stare al loro posto. Il disegno divino tratteggiato lungo la narrazione, tuttavia, ci fa capire che così non è, e che la volontà di mettersi in gioco e di dare quel poco che si ha agli indigenti e agli ammalati è qualcosa che trascende dal genere di appartenenza e che riguarda solo il cuore e la fede che dimora in ognuno di noi. È allo stesso tempo curioso che sia proprio la Capotondi, attrice da sempre impegnata in diversi progetti sociali nonché capo della delegazione nazionale di calcio femminile, a prestare il volto a una donna che è stata una pioniera, una delle prime a suggerire di non concentrarsi sul sesso ma di riflettere sull’azione. La sua interpretazione, capace di comunicare la gioia, il dolore e l’apprensione attraverso un solo sguardo (pensiamo al crollo di Chiara al termine dell’ultima udienza, quando le viene comunicato che, per garantire la sopravvivenza del Movimento dei Focolari, deve farsi da parte per lasciare il posto a un uomo), conferisce al personaggio, da sempre associata all’idea di una spiritualità più contemporanea, uno spessore inedito in grado di restituirci l’immagine di una maestra per troppo tempo dimenticata.
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