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Camorra, morto in carcere a Milano il boss Cosimo Di Lauro

Camorra morto in carcere a Milano il boss Cosimo Di Lauro
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È deceduto, nel carcere di Opera, a Milano, l'ex reggente del clan di Lauro, Cosimo Di Lauro, che nella struttura penitenziaria milanese era detenuto in regime di 41 bis. Secondo quando si è appreso sarebbe stata disposta l'autopsia.

Il decesso è stato comunicato attraverso una Pec stamattina al legale di Di Lauro: "Con riferimento al detenuto indicato in oggetto (Di Lauro Cosimo, nato a Napoli l'8 dicembre 1973, ndr), suo assistito, si comunica che in data odierna alle ore 7.10 ne è stato constatato il decesso". Le cause non sono state ancora rese note.

La morte di Di Lauro

Cosimo, in carcere dal lontano 2005, era figlio di Paolo Di Lauro, capo clan dell'omonima organizzazione camorristica di Secondigliano, e fratello di Marco, anche lui detenuto in regime di carcere duro, in Sardegna. Cosimo, 49 anni, era ritenuto dagli inquirenti della DDA di Napoli colui che diede vita alla prima faida di Scampia che provocò un centinaio di morti.

Lo stato di salute mentale di Di Lauro sarebbe stato compromesso da tempo, per i suoi legali era ormai diventato impossibile rapportarsi con il loro cliente. Rifiutava di partecipare agli incontri e rifiutava le notifiche. Gli avvocati, in più occasioni, hanno chiesto all'autorità giudiziaria di disporre una perizia finalizzata a valutare la sua capacità di intendere e di volere ma le istanze sono sempre state rigettate. Nel 2015 venne presentata una denuncia al DAP ed al garante dei detenuti proprio per mettere in evidenza l'immobilismo delle autorità competenti nei confronti del suo stato di salute (secondo una perizia di parte era affetto da una grave patologia psichiatrica) ma il comportamento di Di Lauro è stato sempre ritenuto riconducibile a una strategia finalizzata a ingannare i giudici. 

La scissione del clan e gli omicidi

Cosimo Di Lauro è stato ritenuto colpevole di numerosi omicidi: è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Massimo Marino, cugino del boss Gennaro Marino, detto "Mckay", quest'ultimo ritenuto il "braccio destro" del capoclan Paolo Di Lauro. Gennaro Marino, secondo le indagini non accettò mai che Paolo Di Lauro avesse lasciato la guida del crimine nelle mani del figlio Cosimo. Fu proprio questa decisione ad avviare la lenta scissione che vide coinvolti i gruppi Abbinante, Abete, Amato (famiglia che si era trasferita ormai in Spagna per sfuggire alla guerra) e il gruppo Pagano. Secondo le cronache dell'epoca Cosimo diede il via alla prima sanguinosa faida di Scampia dopo il duplice omicidio di due killer che fece emergere il tradimento di Gennaro Marino. Il reggente del clan ordino l'epurazione completa degli scissionisti e in particolare della famiglia Marino. Oltre che per l'omicidio di Massimo Marino, Cosimo è accusato di essere il mandante anche dell'assassinio di Carmine Attrice la cui discussione della difesa è fissata per il prossimo 21 giugno dinnanzi la seconda sezione della Corte di Assise di Napoli. In tutti i processi che si sono celebrati dal 2005 in poi è stato chiesto di verificare la capacità dell'imputato di intendere e di volere e la capacità di stare in giudizio, richiesta della difesa che è sempre stata rigettata sebbene dal 2007 Cosimo presentasse, come riportato dalle relazioni presentate, segni di instabilità mentale: pseudo-allucinazioni uditive, reazione depressiva ansiosa e turbe del sonno.

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