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Davide Bonolis: «La diagnosi della malattia? Una batosta. Ho ...

Davide Bonolis La diagnosi della malattia Una batosta Ho
Ha soltanto undici anni quando Davide Bonolis, figlio di Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli, apprende di avere la mononucleosi: «Una diagnosi che mi ha segnato nel corpo e nella mente», racconta a noi di Cook. «Ho cominciato a mangiare senza freni, imbar

«Tutto è iniziato quando ho saputo della mia malattia. Ho iniziato a allontanarmi da tutto e da tutti». Davide Bonolis ha ben chiaro il momento in cui ha è cominciato il rapporto tormentato con il cibo che ha avuto durante l’adolescenza. Lui, vent’anni, figlio dei conduttori televisivi Paolo Bonolis e di Sonia Bruganelli, oggi è un calciatore in forza al Siena.

La diagnosi che cambia tutto

Un presente dedicato allo sport, che ha costruito affrontando ansie, preoccupazioni e molto altro. «Fino agli 11 anni sono stato un ragazzino sereno, come tanti — racconta a Cook Corriere —. Il momento di svolta, per me, è arrivato quando mi è stata diagnosticata la mononucleosi. Quella notizia mi ha spaventato, per qualche ragione avevo paura di essere giudicato e ho dovuto abbandonare per sei mesi il campo da calcio. Il risultato è stato che mi sono chiuso in me stesso».

Il rifugio nel cibo

Una fragilità che il giovane Bonolis cerca di sopprimere rifugiandosi nel cibo: «Ho iniziato ad avvertire uno smodato appetito. Mangiavo in continuazione tutto quello che mi piaceva. Senza nemmeno farci caso. E così, tra uno snack e l’altro, arrivavo alla fine della giornata». Uno stile di vita, questo, che porterà ben presto Davide ad aumentare di peso, fattore che non farà altro che aumentare le sue insicurezze nei rapporti sociali: «Avevo paura di essere giudicato e preso in giro per il mio aspetto fisico. Quando succedeva, ci rimanevo malissimo. Per questo, quando ero a scuola non vedevo l’ora di tornare a casa».

La vicinanza della famiglia

A tendere una mano a quell’adolescente in difficoltà è la famiglia. In particolare il nonno materno che decide di fare tutto il possibile per aiutare il nipote a risollevarsi. «Passava un sacco di tempo con me. Mi veniva a prendere a scuola, mi portava agli allenamenti ogni giorno e, nei weekend, ero quasi sempre a casa sua. In quei momenti, cercava di farmi mangiare correttamente. Aveva capito che il mio era un malessere di tipo psicologico, quindi cercava di tenermi impegnato e di rendermi consapevole. “Hai visto? Oggi abbiamo giocato per tre ore e non abbiamo pensato al cibo”, mi ripeteva a fine giornata. E funzionava. Finché ero con lui, vivevo diversamente. Poi quando tornavo alla “normalità”, a scuola o con gli amici, ricadevo nel problema».

La prima svolta

La presa di coscienza definitiva, per Davide, arriva quando il nonno muore: «Lui è stato quello che ha combattuto di più per me e, quando se n’è andato, ho deciso che dovevo onorare la sua memoria e i suoi sforzi. È accaduto circa una settimana dopo la sua morte: sono andato in camera dei miei genitori, mi sono pesato. Ero arrivato a 104 chili. Lì ho capito che dovevo mettermi d’impegno e l’ho fatto. Ho ripreso ad allenarmi seriamente e iniziato pian piano, con molta fatica, a regolare la mia alimentazione e ho iniziato a perdere chili, un po’ alla volta. Da 104 sono sceso a 100, poi 96, poi 90, e così via».

Davide Bonolis: «Sono passato da un estremo all’altro»

Come spesso accade, però, dietro a un ostacolo se ne cela uno nuovo, altrettanto difficile da superare: «A un certo punto sono passato da un estremo all’altro, dal mangiare troppo al non mangiare abbastanza. Due anni fa sono arrivato a nutrirmi con mezza mela al giorno: ero contento dei miei risultati, non capivo il male che mi stavo facendo. Sono arrivato a pesare 61 chili: ero sempre senza energie, sentivo sempre freddo, avevo il volto scavato. Ho dovuto così fare il percorso inverso, rimettendo di nuovo ordine nella mia vita e nella mia alimentazione. Oggi seguo una dieta “normale” e bilanciata: mangio pasta, frutta, verdura, carne e pesce nelle giuste quantità».

Il messaggio di Davide Bonolis

Una storia fatta di alti, bassi e prese di coscienza, che Davide ha voluto rendere pubblica anche tramite un post sui social, nella speranza di lanciare un messaggio, specialmente ai suoi coetanei: «Molte volte i problemi sembrano finiti, ma poi accade qualcosa che ti fa rendere conto che è tutto ancora dentro di te, che le paure sono sopite ma non svanite del tutto. In questi giorni, ad esempio, ho condiviso un post con una mia foto di quando ero ingrassato e quella del mio fisico attuale, e ho avvertito una paura quando stavo per pubblicarlo. Avevo paura di mostrare la mia foto del passato, di essere giudicato per quello che sono stato. Il mio invito è quello di non lasciarsi influenzare da tutto ciò: ragazzi, non lasciatevi influenzare. Io credo che si debba sempre cercare di migliorarsi e di affrontare le proprie insicurezze, senza però avere timore di mostrarsi per come si è stati in passato. E, se ci si trova ad affrontare un problema, è importante saper chiedere aiuto agli altri: se condivisi, i pesi che portiamo diventano più leggeri. Questo insegnamento — conclude — è ciò che vorrei restasse del mio passato pere il presente e il futuro».

25 settembre 2024 (modifica il 25 settembre 2024 | 06:33)

(©) RIPRODUZIONE RISERVATA

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