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Us Open, Djokovic batte Zverev e vola in finale contro Medvedev: più vicina l'impresa che non è riuscita a...

Us Open Djokovic batte Zverev e vola in finale contro Medvedev più vicina limpresa che non è riuscita a
Sarebbe il primo tennista in più di mezzo secolo a vincere tutti e quattro i titoli del Grande Slam nello stesso anno: “Affronterò il match…

NEW YORK - Nole Djokovic è in finale. Il serbo vince in cinque set (4-6 6-2 6-4 4-6 6-2) contro il numero quattro al mondo, il tedesco Alexander Zverev, e si avvicina alla storia: è a tre set dal vincere tutti i Major della stagione, a una partita dal Grande Slam nel singolo maschile, 52 anni dopo l’ultima volta di un vecchio signore australiano seduto in tribuna all’Arthur Ashe Stadium: Rod Laver. E’ stata una prevedibile grande notte di tennis, seppure con un quinto set senza storia, ma durata 3 ore e 33 minuti grazie anche alla classe dell’avversario, che ha mantenuto la potenza nel servizio, l’unica arma per sperare di incidere su quella spietata macchina da palleggio che è Djokovic.

Con una percentuale di oltre il 90 per cento di punti conquistati sulla prima di servizio (nei primi quattro set), e palline che viaggiavano ben oltre i 200 chilometri orari, Zverev ha confermato le previsioni: era questo il primo vero big match del torneo per Djokovic, la sfida tra pesi massimi agli Us Open, più di quanto i newyorkesi avessero visto nel quarto tra Nole e Matteo Berrettini. In quella partita l’italiano era stato formidabile nel primo set, poi aveva perso lentamente fiducia fino a calare di intensità nel servizio, perdere in quattro set e in modo abbastanza veloce. Zverev, al contrario, pur puntando sulle stesse armi - servizio e diritto potenti, rovescio solido - è sempre rimasto dentro la partita, grazie a una tenuta mentale più alta. Bravo a superare il momento di frustrazione che prende tutti gli avversari del serbo, seguito al secondo e terzo set, quando l’epilogo sembrava già scritto in uno sport in cui Nole pare decidere in quale momento, e se, deve perdere un set. Quando all’inizio del quarto, con il numero uno avanti 2-1, Zverev si era dovuto fermare, colpito all’occhio da un insetto, qualcuno aveva pensato che anche gli elementi della natura si fossero schierati con il padrone del mondo.

Senza scomodare il Cavaliere Nero, al numero uno del ranking non bisogna strappare il primo set, perché poi si arrabbia: dopo Nishikori, Brooksby e Berrettini, era toccato al tedesco. Zverev aveva vinto il primo in 36’, per poi perdere gli altri due in modo brusco. La partita sembrava essersi messa in discesa. Il pubblico sugli spalti aveva cominciato a pensare a dove avesse lasciato la macchina, ma c’era qualcosa di altro in programma. Nel quarto set il tedesco è rientrato mentalmente in gioco, ha mantenuto alto il livello del servizio, giocato in modo più aggressivo, più vicino alla linea di fondo campo, attaccato la rete, colpito a martellate sull’ottimo servizio di Djokovic. Il dolore alla schiena, accusato all’inizio del terzo set dal serbo, aveva seminato un po’ di incertezza, ma Nole lo ha assorbito allungando gli scambi e variando la direzione dei colpi, più di quanto avesse fatto con Berrettini. Nel terzo set si era registrato il record con 52 scambi consecutivi, accompagnati dalla reazione entusiasta dei newyorkesi, sempre oltre le righe, sempre un po’ bimboni, pieni di ‘ooooohhh’ come se si trovassero davanti allo spettacolo di mangiafuoco, e non a un incontro di tennis dove il silenzio aiuterebbe. Il quinto set, invece, non ha avuto storia: il serbo si è portato sul 5-0, per poi chiudere 6-2, chiudendo con 12 ace (contro 16 dell’avversario) e il 77 per cento di punti conquistati con la prima di servizio, contro il 75 finale dell’avversario.  

Zverev, che aveva battuto il serbo all’Olimpiade di Tokyo, si è dimostrato all’altezza, per quanto si possa esserlo con Djokovic. Lo è stato per quattro set, ed è già molto. Se il tedesco era reduce da sedici vittorie consecutive, Nole veniva da 26 vittorie di fila nei Grande Slam. Il fatto che il più giovane in campo non avesse mai battuto un top 10 in un Major, faceva capire che toccava a lui giocare sopra le sue possibilità. Il compito è stato raggiunto, anche se il ragazzone è rientrato negli spogliatoi, chiedendosi quando questo dominio davvero finirà. Da anni il pubblico aspetta che un NextGen diventi protagonista assoluto, ma finora i giovani hanno fatto da ottimi sparring partner alla vecchia guardia. Domani Djokovic avrà la chance finale di diventare il terzo uomo a vincere tutti i Major della stagione.

“Affronterò il match - ha commentato a fine gara - come se fosse l’ultimo della mia carriera”. A proposito di forza mentale. Tra lui e il Grande Slam ci sarà il numero 2 del ranking, il russo Daniil Medvedev, che ha battuto il giovane canadese Felix Auger Aliassime in tre set (6-4 7-5 6-2) centrando la seconda finale consecutiva a New York. Oggi, invece, 22 anni dopo l’ultima finale agli Us Open tra teenager (Martina Hingis, 18, e Serena Williams, 17, che poi vinse il suo primo Slam), e nel giorno in cui verranno ricordate le vittime dell’11 Settembre, spazio alla sfida tra la britannica Emma Raducanu, 18 anni, e la canadese Leylah Fernandez, 19, che vent’anni fa, quando New York venne attaccata dal cielo, non erano neanche nate. 

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