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Fabrizio Corona, confermata in Cassazione la condanna per tentato ...

Fabrizio Corona confermata in Cassazione la condanna per tentato
Fabrizio Corona, una condanna confermata in Cassazione. Questa la misteriosa storia

Mancava nella lista di reati contestati a Fabrizio Corona quello di tentato furto. Oggi la Cassazione ha confermato una condanna a un anno e dieci mesi nei confronti dell’ex agente fotografico per un tentato furto in un appartamento della capitale, in complicità con un ex carabiniere sospeso dal servizio. Una storia di cui non si era mai parlato ma che riporta l’Ansa con i motivi della condanna confermata dalla V sezione penale della Suprema Corte. Il furto, spiegano gli ‘ermellini’, “è stato tentato in collaborazione con altre due persone, un ‘basista’, cognato” di uno dei coniugi residenti dell’appartamento preso di mira, e A. P., giudicato separatamente”. Cosa volessero rubare Corona e l’ex militare non è specificato. I due “sono stati bloccati dalla polizia giudiziaria, prima di introdursi nell’appartamento obiettivo del piano criminoso, grazie alle intercettazioni telefoniche che erano in corso su una delle utenze cellulari di A. P.”.

Il ‘colpo’ era stato sventato e non messo a segno in quanto un capitano dei carabinieri “si era posto al piano superiore rispetto a quello dove si trovava l’appartamento ‘bersaglio’, proprio per monitorarne gli sviluppi, ed ha sentito i rumori metallici provenire dalla porta dell’abitazione, allertando a quel punto i colleghi di supporto via radio”. “Ed è stato in quel momento che allarmati probabilmente dal rumore, benché minimo, hanno deciso di interrompere l’azione criminosa”. Senza successo, la difesa dei due imputati ha sostenuto “la volontaria, libera scelta di desistere dal reato” in quanto si erano resi conto “di non avere gli strumenti adatti ad aprire la porta dell’appartamento ed hanno deciso di interrompere la loro azione” e pertanto “sarebbe al più ipotizzabile” il meno grave reato di “violazione di domicilio”. La Cassazione ha invece confermato le condanne per concorso in tentato furto emesse dalla Corte di Appello di Roma il dieci ottobre 2019 ritenendo che non vi fu ‘desistenza’ volontaria e che il tentativo di rubare nell’appartamento venne interrotto “dalla polizia giudiziaria”. Il ricorso delle difese è stato dichiarato inammissibile, con condanna a versare tremila euro alla Cassa delle ammende.

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