Piombino, l'infermiera Fausta Bonino condannata all'ergastolo per le ...

Ergastolo. L’infermiera Fausta Bonino, 63 anni, accusata di avere ucciso quattro pazienti con iniezioni di eparina all’ospedale di Piombino, andrà in carcere. A più di dieci anni di distanza — e quattro processi dopo — da quella misteriosa sequenza di morti nel reparto di rianimazione dove l’infermiera lavorava, la Cassazione scrive l’ultima sentenza: a uccidere quattro pazienti è stata lei. La donna si è sempre proclamata innocente. «Scriverò al Presidente della Repubblica e al Papa», aveva detto dopo l’ultima condanna in Appello. In serata si è costituita al carcere milanese di Bollate

Martedì mattina era stato il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo nella sua requisitoria davanti ai giudici della quinta sezione penale a chiedere il rigetto del ricorso presentato dalla difesa della donna e quindi la conferma della condanna all’ergastolo della Corte d’appello di Firenze. Lei non era in aula mentre si discuteva della sua sorte. Ha deciso di restare a casa con il marito e il figlio, l’avvocato Vinicio Nardo le ha comunicato la notizia al telefono.

«Il reparto dell’ospedale di Piombino — ha sottolineato il pg  — non consentiva l’ingresso incontrollato. Non c’è traccia di altre persone nel reparto in occasione dei quattro decessi». Lei era sempre presente nel reparto quando morirono i quattro pazienti e i decessi cessarono quando venne trasferita: queste le motivazioni che nel novembre 2023 depositarono i giudici della Cassazione nel decidere l’appello bis. 

«È meno plausibile la presenza di più assassini liberi di frequentare il reparto», avevano scritto. Con quella stessa decisione i giudici confermarono l’assoluzione per altri sei dei dieci casi contestati in origine dalla Procura di Livorno, all’epoca guidata dall’attuale procuratore generale Ettore Squillace Greco. Ieri l’ultima parola sui quattro casi rimasti: Franca Morganti, Mario Coppola, Angelo Ceccanti e Bruno Carletti .

Fausta Bonino venne arrestata nel marzo 2016 con l’accusa di avere ucciso tra il 2014 e il 2015, 13 pazienti tra 61 e 88 anni con iniezioni di eparina che provocavano emorragie improvvise. Il tribunale del Riesame di Firenze, dopo 21 giorni, aveva annullato l’ordinanza ritenendo che non vi fossero indizi sufficienti. 

Tre anni dopo però venne condannata dal gup di Livorno all’ergastolo con il rito abbreviato per quattro su dieci decessi anomali. 

Nel gennaio 2022 la sentenza viene ribaltata: la Corte d’assise d’appello aveva assolto l’infermiera per non aver commesso gli omicidi e l’aveva condannata a un anno e mezzo solo per la ricettazione dei farmaci ospedalieri trovati nella sua abitazione. 

«Non ci sono indizi gravi, precisi e concordanti» scrissero i giudici nella sentenza. Ritennero che il reparto non fosse blindato, né controllato da telecamere, che era accessibile dall’esterno, con una porta spesso lasciata aperta e che di fronte all’overdose di eparina non ci fosse certezza sulla tipologia di farmaco utilizzato né sul quantitativo né sulla modalità di somministrazione. 

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