Higuain, il ritorno che restituisce un centravanti a Sarri
Bisogna riavvolgere il nastro. Higuain lasciò Torino in tutta fretta a metà marzo, in tarda serata, in pieno lockdown, subito dopo aver avuto l’esito negativo del secondo tampone (tutta la Juve era da una settimana in isolamento fiduciario dopo la positività di Rugani), organizzando un viaggio avventuroso tra Caselle, Marsiglia e la Spagna per riuscire a tornare in Argentina. Sembrava una fuga, probabilmente lo era: dalla Juve che gli aveva negato il rinnovo del contratto, dall’Italia contagiata e verso la madre malata. Una volta in Sudamerica, ha completamente staccato, dedicandosi alle cose sue e facendosi crescere dentro la voglia di lasciare non solo la Juventus (c’è stata la possibilità di un ritorno al River Plate) ma addirittura il calcio. Aveva pensieri cupi, o comunque pensieri ben lontani dal pallone. “Era profondamente toccato dai suoi problemi famigliari e da quelli generali della pandemia”, è la testimonianza di Sarri, che continua a volergli bene come a un figlio. “Noi che in quel momento riuscivamo ancora a parlare di calcio, ai suoi occhi dovevamo sembrare dei pazzi scatenati”.
Poi in Argentina è successo qualcosa. Intanto la pandemia cominciava a incalzare il Sudamerica ma in Europa iniziava a fare un po’ meno paura, e lui ha saputo venire a patti con le sue inquietudini. Ma soprattutto, le condizioni di salute di sua madre Nancy, che da anni combatte con un tumore, hanno preso a migliorare: nei mesi precedenti il suo fisico aveva reagito male alla terapia, poi i medici hanno trovato una nuova formula e la situazione si è notevolmente rasserenata. E il Pipita ancor di più. A quel punto ha ripreso a considerare l’idea di tornare, si è rimesso ad allenarsi e alla fine ha preso un volo per attraversare l’Atlantico e ributtarsi sul lavoro. “Ripeto, è stato un periodo brutto per la pandemia e la salute di mia madre, ed è stato un periodo difficile anche quando sono tornato. Ma poi ci ho pensato bene, mi sono messo a disposizione della squadra e la squadra si è messa a disposizione mia: questo mi ha spinto a finire alla grande la stagione”.Adesso, Higuain si sente un normalissimo centravanti con la normalissima ambizione di segnare e di vincere. “Con il Lecce abbiamo fatto il nostro, ma il campionato è lungo, ci sono ancora tante partite e dobbiamo stare concentrati, perché la classifica può cambiare da un momento all’altro”. Sarri, da parte sua, si sente invece molto più tranquillo. Quel vuoto in mezzo all’area lo faceva dannare, ma adesso che può riempirlo con il “suo” Pipita dormirà sonni più sereni e non chiederà più a Ronaldo sacrifici che non vuole fare o a Dybala sacrifici che non può fare: “Gonzalo mi sembra che si sia completamente riconciliato con il calcio. È sempre uno degli attaccanti centrali più forti in circolazione: più che importante, da qui alle fine per noi può essere determinante”. Ed è il miglior complimento che gli potesse fare: da allenatore a giocatore, e quasi da padre a figlio.