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Chilometri di Performance Rock secondo Massimo Giacon

Chilometri di Performance Rock secondo Massimo Giacon
La rubrica

Nel nuovo appuntamento con la rubrica che la redazione de "la Repubblica - Napoli" dedica al fumetto nazionale e internazionale e a tutte le realtà mediatiche che gli ruotano attorno, parliamo di "Masticando KM di Rumore", edito da Feltrinelli Comics, in cui il cartoonist e designer Massimo Giacon si muove tra autobiografia, musica e analisi alternativa delle mutazioni sociali italiane e straniere.

"Masticando KM di Rumore" è un corposo volume (208 pagine, 18 euro) edito da Feltrinelli Comics in cui il cartoonist e designer Massimo Giacon, rievocando, recensendo a posteriori o solamente meditando su cento concerti che lo hanno visto nelle vesti di spettatore o, in alcuni casi, di protagonista, prova a tracciare un resoconto da un lato autobiografico, dall'altro culturale e sociale di come molteplici scenari musicali alternativi hanno rappresentato un vero e proprio flusso rigeneratore sotterraneo in un Paese comunque rimasto finora soffocato da logiche e prospettive stantie. Un libro reso ancora più interessante dalle considerazioni che spinge a fare su fenomeni dell'entertainment sonoro che stanno conquistando le prime pagine delle testate giornalistiche e gli ambienti social, aggirandosi tra mere osservazioni di costume e uscite dialettiche di carattere socio antropologico. 

Basta pensare, per esempio, ai Måneskin e a come l'Italia si sia convinta di aver compiuto con loro una sorta di balzo evolutivo capace all'improvviso di sradicarla dai luoghi comuni della melodia e del bel canto proiettandola verso nuovi orizzonti musicali in cui glam e rock sono stati, con un'audace manovra, metabolizzati all'interno di tendenze produttive e commerciali inedite ed eccitanti. 

In realtà, l'industria discografica nostrana è stata colta del tutto di sorpresa dal successo mondiale del gruppo romano: "Quando le band giapponesi prima o il K-Pop poi hanno conquistato il mondo, ci si tuffava a scoprire interi universi," ha affermato via Facebook, in un suo post, l'illustratore e fumettista Matteo De Longis, autore dell'originale serial musical-fantascientifico "The Prism", edito da Bao Publishing. "Ma i Måneskin non rappresentano l'apice di nessuna scena IT-Rock, in quel senso. Ora, lo so che esistono rock band in Italia, ma, lasciando stare quelle 'storiche' (penso ai Ministri o ai Verdena), volete dirmi che c'è un corollario di formazioni musicali che potrebbe plasmare le dinamiche internazionali seguendo questa scia di interesse? Il fatto è che non c'era nessuna previsione o progetto o intenzione diffusa di investire su una scena rock da parte della discografia italiana. E sto parlando di major, non di adorabili realtà indipendenti. 'Sta roba dei Måneskin è successa rapidamente, non era pronto nessuno, nemmeno loro, figuriamoci le strutture discografiche italiane che sempre di più si trovano a seguire fenomeni spontanei, a imitarli carpendoli dall'estero con una reattività non sempre veloce, e a fare progetti senza voler rischiare, adducendo la solita frase: 'Non c'è budget'. Così, ci troviamo con questo missile lanciato, che nessuno aveva davvero previsto, e il nulla intorno. Ora, immagino le etichette cercare di correre ai ripari per tirare fuori da qualche ambito di nicchia qualcosa per cavalcare l'onda." 

È anche di questo, quindi, che per vie laterali, indirette, talvolta occulte, parla Massimo Giacon nel suo "Masticando KM di Rumore". Padovano, classe 1961, Giacon si è formato non solo all'interno della sorprendentemente vitale scena musicale e artistica della provincia veneta, capace di carpire - a cavallo tra anni Settanta e Ottanta - gli echi più intensi dei sommovimenti giovanili del tempo cercando di proiettarli con verve pioneristica e risultati alterni e discordanti su uno scenario arretrato e dormiente, ma anche spostandosi tra la Bologna agitata dalle performance degli Skiantos e dalle ricerche grafiche del Gruppo Valvoline Motorcomics e la Milano attratta dalla New Wave e dall'elettronica di Garbo, Righeira, Gaznevada. 

È l'artista stesso a elencare le sue peculiari influenze: "Bruno Bozzetto, Jack Kirby, Salvador Dalì, Brian De Palma, Chuck Jones, Fortunato Depero, The Sparks, Residents, le réclame di 'Carosello', Jacovitti, Luciano Bottaro, le riviste 'Mad' e 'Creepy', Philippe Druillet, George Romero, Philip K. Dick, James G. Ballard, William Burroughs." I suoi lavori trovano, non a caso, un primo contrappunto nell'opera di Kenny Scharf ("Perché citava i cartoon di Hanna & Barbera e, più precisamente, "The Jetsons - I Pronipoti", ha spiegato) e di Keith Haring ("Ho esposto accanto a lui nel 1982, alla Triennale del Disegno di Norimberga, prima che il suo successo deflagrasse"), quest'ultimo devoto di Walt Disney e del Dr. Seuss, l'autore de "Il Gatto col Cappello" e de "Il Grinch". Due personalità sorte sullo scenario dell'East Village di New York, al quale si possono aggiungere nomi come quelli di Roger Chiasson (designer della cover di "A Kind of Magic", album dei Queen del 1986, e animatore dei film "La Vita Moderna di Rocko", "Hercules" e "Tarzan"), Ralph Bakshi e John Kricfalusi (autore di "The Ren & Stimpy Show"). 

Si tratta di una contestualizzazione necessaria per comprendere le prospettive artistiche e le scelte produttive di Giacon, che da fumettista accolto inizialmente sulle pagine della rivista "Il Mago" della Mondadori, poi passato su pubblicazioni di controcultura quali "Frigidaire", "Frizzer" e "Tempi Supplementari", per approdare infine su magazine sofisticati come "Linus", "Alter", "Dolce Vita" e "Nova Express", ha saputo trasformarsi anche in ricercato grafico pubblicitario e designer (di sua creazione alcuni modelli di orologi Swatch e diversi prodotti della Alessi). 

Tuttavia Giacon non ha mai abbandonato la narrativa disegnata: ha accompagnato testi scritti di Tiziano Scarpa, a disegnato il primo libro a fumetti sceneggiato dal comedian Daniele Luttazzi, le sue strip continuano a essere un piatto forte del nuovo corso di "Linus" diretto da Igort, le sue graphic novel e le sue antologie seguitano a essere pubblicate con un sempre eccellente riscontro di critica (basta pensare a "...Ed è subito serial", edita da Panini Comics e dedicata all'analisi a fumetti di molte, famose serie televisive), i sui corsi di Illustrazione allo IED di Milano rappresentano tuttora un must. 

"Masticando KM di Rumore" si compone di cento schede accompagnate da altrettante, splendide, evocative illustrazioni che catturano  -  con segni grafici tanto sinuosi quanto nervosi e avanguardistici e colori ora brillanti, ora acidi, ora cupi  -  il lato emozionale degli eventi narrati attraverso la ricca e sapida parte testuale. Giacon incomincia dal 1975, con un concerto di Antonello Venditti organizzato dagli istituti scolastici del padovano per provare a intercettare l'immaginario della gioventù in pieno tumulto post-sessantottino e pre-Settantasette. Il nuovo cantautorato - con lo sperimentatore Franco Battiato e l'istrionico Lucio Dalla - e formazioni come Napoli Centrale di James Senese, gli Skiantos, i Gaznevada, catturano l'anelito a una dimensione comunicativa che faccia a pezzi l'antica divisione tra classi sociali e spezzi i confini geografici Nord-Sud, Oriente-Occidente. 

Tra il 1980 e l''81, Giacon becca sul palco estivo del Lungomare di Bibione - dove si reca in vacanza coi suoi genitori -  sia la pornodiva Ilona Staller, la Cicciolina che in quel momento rappresenta per l'italiano medio un'idea di trasgressione che di lì a poco avrebbe conquistato in diversi modi anche l'entertainment televisivo in prima e in seconda serata, sia quel Pino Daniele che col blues partenopeo sfidava sia l'Italo-Disco che la British Invasion avviata dai Police. 

Fulminante per il suo immaginario è l'apparizione dei Devo, visti in concerto al Palasport di Bologna e foriera di una visione del futuro sospesa tra ambienti elettronici e incubi post-apocalittici, addirittura precognitiva dell'ignoranza e della stupidità di massa destinata a scaturire con l'avvento delle comunicazioni via social. Ma altrettanto indicative di un tempo mutante, nel quale si annidano nuove spinte propulsive, sono le performance dei Madness, signori moderni dello ska, al Palazzetto dello Sport di Padova, e dei Bauhaus, armati di sintetizzatori e avvolti da atmosfere dark oggi leggendarie. 

Il Giacon ventenne non ha preclusioni di genere, non si lascia avvolgere da bolle monotematiche: al jazz estremista dei Lounge Lizards, al punk dei Cramps e di Nina Hagen, alla New Wave oscura di Siouxie and The Banshees, fanno eco Paolo Conte, i Matia Bazar di "Vacanze Romane, i pop e divertenti Kid Creole and the Coconuts, i mostri sacri James Brown e Frank Zappa, il Prince di "Purple Rain" e "When Doves Cry". Contemporaneamente l'artista dà vita ai primi, estemporanei happening sperimentali, co-fondando dapprima gli Spirocheta Pergoli e poi I Nipoti del Faraone, protagonisti di esibizioni tragicomiche. 

Uno degli aspetti più interessanti di "Masticando KM di Rumore" è, tuttavia, l'avvicendamento rievocativo di artisti e concerti che col trascorrere dei decenni appaiono sempre più fuori tempo massimo. Se infatti nel 1989 gli australiani Nick Cave and the Bad Seeds e gli inglesi The The appaiono come pilastri della scena musicale internazionale, non altrettanto può dirsi dei Pere Ubu  - che si fanno portavoce di un pessimismo cosmico in una desolata e deserta discoteca meneghina - o di un Billy Idol reduce da un grave incidente in motocicletta e ormai prematuramente distante dalla rockstar che nella prima metà del decennio aveva scatenato le fantasie selvagge delle teenager americane, 

Negli anni Novanta, Giacon è quindi in prima fila a vedere i Big Audio Dynamite al Parc de la Villette di Parigi, i Public Enemy a Milano, Frankie Hi-NRG MC nel padovano, i Red Hot Chili Peppers al Forum di Assago, i Sonic Youth al Rolling Stone e Björk all'Alcatraz, ma colpiscono gli inserimenti di Clock DVA e Kraftwerk, che in quel periodo appaiono come le divinità che lustri prima avevano anticipato l'immaginario cyberpunk; del David Bowie risorto dalle ceneri di "1. Outside", degli Einstürzende Neubauten, considerati come antesignani del suono industrial. 

La maturità anagrafica e artistica porta Giacon a godere delle zampate feroci e superbe dei Suicide, dei Killing Joke, di Marilyn Manson, di Gary Numan, di Nada, dei Tuxedomoon, dei Public Image Ltd. e dei King Crimson, tutti fieri ribelli contro il tempo che li vede ormai lontani dai riflettori e attratti da un plumbeo orizzonte degli eventi. Emergono, di contro, i meteorici The Good, The Bad & the Queen, viene definitivamente consacrato Vinicio Capossela, gli Offlaga Disco Pax provano ad avviare una proposta di riscoperta della New Wave italiana e altrettanto provano a fare i Sick Tamburo con un nu-punk nostrano, sorge il potente astro di Caparezza, Young Signorino prova a imporsi a una platea che ormai rigetta Laura Pausini e Tiziano Ferro e non sa che farsene di J-Ax e Marco Mengoni. 

Ma come agisce tutto questo sull'indole collettiva, sull'immaginario, sulla cultura, sull'industria italiana? Al di là delle inclinazioni e degli interessi privati, in nessun modo. Lettera Morta. Leggendo le analisi e le considerazioni non di rado circonfuse da un'irresistibile ironia di Giacon, tutto appare troppo in anticipo, o troppo fuori fuoco rispetto a sguardi miopi, o troppo incompreso, o destinato a pochi adepti, o eccessivamente in ritardo. Che te ne fai, nel 2016, di un plasticoso DJ set di Fatboy Slim nella Milano del post EXPO? Quali intelligenze e sensibilità artistiche può smuovere un evento del genere  -  una pallida, stucchevole imitazione di Formentera  -  in un Paese statico dove qualsiasi tipo di concerto, che i protagonisti siano artisti italiani o stranieri, non lascia tracce durature, non attiva motori produttivi capaci di travalicare i confini nazionali, non spinge i talent scout a sondare strade, sottoscala, periferie, province per scovare autori ispirati da essi e in grado di dialogare con un pubblico di caratura mondiale? 

La conclusione di "Masticando KM di Rumore", dedicata al Festival di Sanremo del 2021, appare perciò come una sinistra profezia: un salone privo di pubblico, gli spettatori relegati nei loro domicili a interagire con un antiquato schermo televisivo, presentatori attempati e uno spettacolo che amalgama ogni tipo di sonorità in un unico, indigeribile pastone. Quello stesso pastone da cui sono scaturiti i Mâneskin, da cui ha preso il via, per un beffardo paradosso, la loro cavalcata trionfale. 

Giacon chiude quindi il libro immaginando di andare a caccia di nuovi "rumori" percorrendo le strade di una città addormentata o, forse, annichilita dal solito brutto Sanremo che strappa sorrisi amari. Un'allegoria profonda. Continueremo a inseguire fuochi fatui e a esaltarci per fortune nate dal nulla o sapremo alfine decifrare, introiettare e rendere strutturali certi movimenti evolutivi? L'illustratore e cartoonist padovano ha trovato un proprio percorso artistico e professionale vedendo modificato il proprio DNA anche dalla musica che ha permeato il suo mondo e sulla quale ha innestato la sua sensibilità e i suoi pensieri. Ma cosa è accaduto finora a tutti gli altri? Dove è finita sepolta la musica che abbiamo ascoltato, troppe volte senza comprenderne la portata e il senso? 

Forse una delle pagine rivelatorie del libro è quando Giacon ricorda il momento dell'esibizione di Prince in cui il performer di Minneapolis intonava "Purple Rain". Minuti magici, pubblico in estasi, ma durante le pause drammatiche della canzone, una voce tonante femminile proveniente dal pubblico che urlava: "Cristinaaaaaaa!" prendendo il sopravvento su ogni cosa e interrompendo il flusso del pezzo: una spettatrice alla ricerca di una sua amica durante uno dei climax del concerto. 

Un'epifania agghiacciante. 

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