Recovery Plan: McKinsey consulente del governo. E scoppia la bagarre politica
la riscrittura del piano italiano
L’indiscrezione rilanciata da alcuni organi di stampa solleva molte critiche anche all’interno della stessa maggioranza e costringe il ministero a precisare i termini del coinvolgimento del big americano: «Contratto da 25mila euro»di Ce.Do.
6 marzo 2021
3' di lettura
La scelta del governo Draghi di assoldare nel percorso di riscrittura del Recovery Plan il big americano della consulenza aziendale, McKinsey, già chiamato in passato a collaborare con Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia su vari dossier, accende lo scontro politico. E costringe il Mef a precisare il perimetro del coinvolgimento della società Usa: «La governance del Pnrr italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici. McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l'amministrazione nell'ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr», si legge in una nota diramata da Via XX Settembre.
La nota del Mef: contratto da 25mila euro«Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia.L'amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del Pnrr». In particolare, chiarisce ancora il comunicato dell’Economia, «l'attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l'elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell'Unione Europea e un supporto tecnico- operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del piano».Il contratto con McKinsey, fa sapere il Mef, «ha un valore di 25mila euro più Iva ed è stato affidato ai sensi dell’articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti “sotto soglia”».Le informazioni relative al contratto, conclude la nota, «saranno rese pubbliche, come avviene per tutti gli altri contratti del genere, nel rispetto della normativa sulla trasparenza».
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Boccia: se notizie uscite fossero vere, sarebbe abbastanza graveInsomma, il governo prova a spegnere le polemiche che si sono scatenate dopo i rumors rilanciati stamane da alcuni organi di stampa e che aveva scatenato diverse critiche anche all’interno della stessa maggioranza. L’affondo più duro era arrivato dall’ex ministro Dem Francesco Boccia interpellato da Rainews24: «Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave».
Provenzano: serve un po’ di chiarezzaSulla stessa falsariga anche un altro ex componente del Conte 2, l’ex ministro del Sud, Giuseppe Provenzano. «Un giorno trapela che Draghi “il Recovery se lo scrive da solo”, e va bè... Oggi che invece ci lavora McKinsey... - scrive su Twitter l’esponente democratico -. Un po' di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C'è una norma, si attui».
Misiani: se schema cambiato, si comunichi al ParlamentoAnche l’ex viceministro Antonio Misiani non aveva risparmiato bordate al governo: «La governance del Pnrr è incardinata nel Ministero dell'Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti aveva detto Draghi al Senato. Se lo schema è cambiato, va comunicato e motivato al Parlamento», sottolinea il senatore del Pd su Twitter.