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Meloni: “Ho ricevuto avviso di garanzia per Almasri. Non mi faccio ...

Meloni Ho ricevuto avviso di garanzia per Almasri Non mi faccio
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La notizia è arrivata nel pomeriggio, poco dopo le 17: "Il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri". A dirlo, in un videomessaggio, è la diretta interessata, la premier Giorgia Meloni. L’avviso di garanzia è stato "inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall'avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi", ha poi aggiunto la Presidente del Consiglio. "Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire", ha assicurato.

Le reazioni e la precisazione dell'Anm

Immediata la reazione di tutto il centrodestra che, sul tema Giustizia, parla con una

voce sola: si tratta di una "ripicca" per la separazione delle carriere, come dicono quasi all'unisono Antonio Tajani e Matteo Salvini. E di "giustizia a orologeria"

parla la figlia di Silvio Berlusconi, Barbara. L'Anm comunque precisa: si tratta di un "atto dovuto" da parte della Procura di Roma, di una "comunicazione di iscrizione" come previsto dalla legge che "dispone, omessa ogni indagine" di "trasmettere" gli atti e di darne "immediata comunicazione" agli interessati per difendersi. Intanto le opposizioni vanno all'attacco. La segretaria del Pd, Elly Schlein, incalza la premier: "Venga in aula, non si nasconda". Mentre il leader del M5s, Giuseppe Conte, sottolinea: "Da Meloni sempre e solo complottismo e vittimismo".

Piantedosi e Nordio non riferiranno in Parlamento

Due degli interessati, Piantedosi e Nordio, erano attesi in Parlamento domani, 29 gernnaio, proprio per riferire su Almasri. La premier, descritta da chi le ha parlato come "molto arrabbiata", li ha visti insieme a Mantovano dopo la riunione lampo del Consiglio dei ministri, del 28 sera. La novità giudiziaria, analizzata nel mini-vertice, ha portato infine alla scelta - "inaccettabile" per le opposizioni, ndr - di far saltare, almeno per il momento, la presenza di Piantedosi e Nordio in Parlamento, che già nei giorni scorsi hanno dato loro versioni sulla scarcerazione e sul rimpatrio del libico, che "è stato espulso perché pericoloso", come aveva precisato proprio il ministro dell'Interno.

Meloni: "Da Cpi curiosamente mandato arresto quando in Italia"

"Ora i fatti sono abbastanza noti", ha spiegato Meloni sul caso Almasri, "la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano, dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei". "La richiesta di arresto della Procura della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, come invece previsto dalla legge e per questo la Corte d'Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida - spiega ancora la premier -. A questo punto, questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza, con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri".

SU INSIDER

Chi è Almasri, il torturatore di Mitiga in Libia

Il caso Almasri

Il caso Almasri nelle scorse settimane aveva scosso la politica italiana, e non solo. Il comandante libico era stato arrestato a Torino e poi rilasciato e anche la Corte penale internazionale aveva chiesto all’Italia di spiegare i motivi della scarcerazione avvenuta "senza preavviso o consultazione". Ma andiamo con ordine: sabato 18 gennaio la Corte Penale Internazionale ha emesso, con il voto favorevole della maggioranza, un mandato d'arresto per il generale libico, per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino Tripoli, dal febbraio 2011. Almasri è stato localizzato a Torino il 19 gennaio ed è stato arrestato. Gli atti sono stati inviati alla Corte d’Appello di Roma, l'autorità competente per la cooperazione tra l'Italia e la Corte Penale Internazionale. Nei tribunali di Roma è però emerso un cavillo che ha impedito di proseguire con l'arresto. Per la Corte d’Appello, infatti, la Polizia italiana aveva agito in base alle norme sugli arresti estradizionali, ma in questo caso avrebbero dovuto essere applicate altre due leggi che regolano la cooperazione con la Corte dell'Aja. Queste leggi prevedono che, prima di procedere, sia necessaria "un'interlocuzione tra il ministro della Giustizia e la Procura generale della Corte d'Appello di Roma". In sintesi, la Polizia non avrebbe potuto arrestare Almasri senza l'autorizzazione del ministro della Giustizia, che avrebbe dovuto ricevere una richiesta ufficiale dai magistrati della Corte Penale Internazionale. Quando la Corte d'Appello ha rilevato l'irregolarità e ha chiesto chiarimenti, il procuratore generale ha ritenuto l'arresto “irrituale”, ma non illegittimo, e ha chiesto al ministero della Giustizia come procedere. A quel punto, il ministro Carlo Nordio avrebbe potuto risolvere la questione autorizzando il proseguimento dell'arresto in base alla richiesta della Corte Internazionale. Ma Nordio non ha risposto al procuratore generale, lasciando che i magistrati procedessero alla scarcerazione di Almasri, poiché non c'erano i presupposti legali per convalidare l'arresto. Il generale libico è stato rilasciato nella serata del 21 gennaio "per poi essere rimpatriato a Tripoli, per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione, vista la pericolosità del soggetto", aveva chiarito il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi risponendo al question time al Senato.

Matteo Piantedosi

Approfondimento

Caso Osama Almasri, Piantedosi: "Espulso perché pericoloso"

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