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Niger, tentato golpe della guardia presidenziale. I timori di un nuovo ...

Niger tentato golpe della guardia presidenziale I timori di un nuovo
Le forze di sicurezza hanno «trattenuto» il capo eletto Mohamed Bazoum nel suo palazzo a Niamey. La paura della Ue è di perdere uno degli ultimi alleati-chiave nella regione
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Cresce la tensione per il tentato golpe in Niger, in quello che rischia di essere l’ennesimo scossone per la stabilità dell’Africa occidentale. A quanto si apprende il capo di Stato eletto, Mohamed Bazoum, è ancora «trattenuto» dalla guardia presidenziale dopo il flop di alcuni colloqui fra le autorità e i pretoriani. L’esercito ne ha intimato il rilascio immediato, minacciando il contrattacco, mentre l’account Twitter ufficiale della presidenza ha poi dichiarato che le guardie hanno cercato «invano» di spodestare Bazoum con un «movimento anti-repubblicano».

Il presidente «sta bene», riferisce lo stesso post, anche se non sono chiari gli sviluppi di un blitz scattato con l’assedio al palazzo e il blocco delle strade circostanti nella capitale nigerina Niamey. Secondo fonti mediatiche, Bazoum si starebbe rifiutando di rassegnare la dimissioni, la condizione posta dai putschisti per la liberazione.

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Nel frattempo fioccano le condanne e gli appelli al rilascio del presidente. Unione africana, Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e Unione europea sono stati fra i primi a denunciare il golpe, con l’affondo dell’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell contro «tutti i tentativi di destabilizzare la democrazia e minacciare la stabilità del Niger». Gli Stati Uniti si dichiarano «profondamente preoccupati» per lo scenario che si è creato e domandano la liberazione di Bazoum, ricalcando la condanna del segretario Onu Antonio Guterres. La Farnesina sta monitorando la situazione e invita i cittadini italiani «alla cautela».

I timori di un nuovo colpo alla stabilità del Sahel

Bazoum, salito al potere nel 2021, viene considerato un alleato chiave degli occidentali in una regione martoriata dal circolo vizioso fra violenze terroristiche e instabilità. Un golpe a suo danno allungherebbe la sequela di cinque colpi di Stato militari che si sono consumati in meno di un biennio fra Mali (2020, 2021), Guinea (2021) e Burkina Faso (entrambi nel 2022), facendo scivolare ancora più nel caos il Sahel occidentale: la regione che si è trasformata nell’epicentro africano del jihadismo, con un’escalation di attacchi particolarmente ripida proprio sulle zone di confine fra il Burkina Faso, il Mali e lo stesso Niger.

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Omar Touray, presidente della Commissione dell’Ecowas, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza dell’Onu che l’intera regione dell’Africa occidentale ha registrato 1.800 attacchi terroristici e 4.600 vittime solo nei primi sei mesi del 2023, un bilancio che offre appena uno scorcio sul «terribile impatto sull’insicurezza» della regione.

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