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Il Papa: pochi bambini, bisogna bastonare l'Italia. Si preferscono ...

Il Papa pochi bambini bisogna bastonare lItalia Si preferscono
Francesco esprime nuovamente preoccupazione per la denatalità

CITTÀ DEL VATICANO. Il Vescovo di Roma aveva lanciato al pianeta un grido di preoccupazione per la denatalità da Giacarta, Indonesia, a inizio settembre, nella prima tappa del viaggio più lungo del Pontificato, proseguito in Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Oggi è tornato sulla questione, relativamente al Belpaese, nell'udienza alla delegazione The Economy of Francesco: «Vedo che ci sono alcuni bambini lì: è bello questo, in una cultura dove si privilegia avere cagnolini o gatti e non bambini. Dobbiamo bastonare un po’ l’Italia! Credetemi: vale la pena spendere la vita per cambiare in meglio il mondo».

Il Papa in Asia aveva detto: «D’altra parte, malgrado le suadenti dichiarazioni programmatiche, sono molte le situazioni in cui manca un effettivo e lungimirante impegno per costruire la giustizia sociale. Ne deriva che una parte considerevole dell’umanità viene lasciata ai margini, senza i mezzi per un’esistenza dignitosa e senza difesa per far fronte a gravi e crescenti squilibri sociali, che innescano acuti conflitti. E come si risolve questo? Con una legge di morte, cioè limitare le nascite, limitare la ricchezza più grande che ha un Paese, che sono le nascite. Il vostro Paese, invece, ha famiglie di tre, quattro, cinque figli che vanno avanti. E questo si vede nel livello d’età del Paese. Continuate così. È un esempio per tutti i Paesi. Forse questo fa ridere; forse certe famiglie preferiscono avere un gatto, un cagnolino, e non un figlio. Questo non va».

Mentre stamattina il Pontefice si dice «contento di sapere che avete dato vita, con il Vescovo di Assisi e gli altri promotori da me incaricati, alla “Fondazione The economy of Francesco”. Dai vostri ideali è nata un’istituzione. Essa è importante perché servirà a sostenere gli ideali; e voi ne sarete non solo beneficiari, ma protagonisti, assumendo i compiti a voi assegnati con entusiasmo e senso di disponibilità».

In questi cinque anni «avete generato tante cose. Grazie per aver preso sul serio il mio invito a “ri-animare” l’economia, e per aver accolto le indicazioni che vi ho consegnato in occasione dei vostri convegni annuali. Esse si inseriscono nel quadro della dottrina sociale della Chiesa e, in ultima analisi, hanno la loro radice nel Vangelo». Tanti possono essere «i vostri maestri conosciuti nel corso degli studi o delle esperienze lavorative; ma il riferimento al Vangelo, pur nel dialogo sincero con tutti, vi garantisce un Maestro d’eccezione, Gesù, l’unico che ha potuto dire: “Io sono la via, la verità e la vita”».

Adesso inizia «per voi una nuova fase. Bisogna che questa vostra bella realtà cresca, si rafforzi, arrivi a sempre più giovani, e porti i frutti tipici del Vangelo e del bene. Grazie a voi di tutto, di tutto quello che fate e che avete fatto, che è andato oltre le aspettative. Ho voluto puntare su di voi, perché i giovani hanno tutta la vita davanti, sono un “cammino” vivente, e da un cammino possono nascere cose buone, stando attenti a prevenire quelle brutte».

Il mondo dell’economia «ha bisogno di un cambiamento. Non lo cambierete soltanto diventando ministri, o premi Nobel o grandi economisti – tutte cose belle – lo cambierete soprattutto amandolo, alla luce di Dio, immettendo in esso i valori e la forza del bene, con lo spirito evangelico di Francesco d’Assisi: lui era figlio di un mercante, conosceva i pregi e i difetti di quel mondo! Amate l’economia, amate concretamente i lavoratori, i poveri, privilegiando le situazioni di maggiore sofferenza».

Non è il «grande e il potente che cambia in meglio il mondo: è l’amore il primo e più grande fattore di cambiamento. Un economista di vita santa, il beato Giuseppe Toniolo, ha scritto a tale proposito che chi salverà davvero la società, “non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi, una società di santi”. Per questo ho voluto incardinare tutto il movimento Economy of Francesco su San Francesco d’Assisi che, semplicemente spogliandosi di tutto per amore di Gesù e dei poveri, ha dato anche un impulso nuovo allo sviluppo dell’economia».

Francesco vuole lasciare «tre parole: essere testimoni, non avere paura, sperare senza stancarsi».

Essere testimoni: «Se volete che altri giovani si avvicinino all’economia con i vostri ideali, quelli che abbiamo sottoscritto, io e voi, nel Patto di Assisi del 24 settembre 2022, sarà la vostra testimonianza di vita ad attrarli. Siate coerenti – la coerenza è una cosa che non va di moda! – nelle vostre scelte. Fatevi apprezzare per i vostri progetti e le vostre realizzazioni». E non per diventare «tanti e potenti, ma per trasmettere a molti quanto avete ricevuto, ossia la “bella notizia” che, ispirandosi al Vangelo, anche l’economia può cambiare in meglio».

Il secondo aspetto: «Non avere paura. Vi ripeto quanto ho detto ai giovani alla Gmg di Lisbona: “Non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni”. Portare avanti i sogni. C’è tanto da fare, bisogna osare nuove parole: i cristiani lo hanno sempre fatto, non hanno mai avuto paura del nuovo. Sanno che Dio è il Signore della storia». Al Papa «fa male vedere quei cristiani che si nascondono nelle sagrestie perché hanno paura del mondo. Questi non sono cristiani, sono “pensionati” sconfitti, non sono cristiani».

Terza parola: «sperare senza stancarsi. Lo so che non è facile proporre una nuova economia in uno scenario di nuove e antiche guerre, mentre prospera l’industria delle armi togliendo risorse ai poveri. Sapete che in alcuni Paesi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi? Guadagnare per uccidere. La democrazia è minacciata in questi casi, crescono i populismi e le diseguaglianze, e il pianeta è sempre più ferito. Non è facile, anzi è molto difficile. Forse a volte avete l’impressione di “lottare contro i mulini a vento”. Allora ricordiamo quello che Gesù diceva ai discepoli: “Non abbiate paura”. Lui vi aiuterà, e la Chiesa non vi lascerà soli».

Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale – «c’è qui Suor Smerilli – continua a starvi accanto, aprendovi, per quanto possibile, le porte della collaborazione con le Chiese particolari sparse nel mondo. Questo vi aiuterà a stabilire contatti e sinergie con tante realtà e reti di persone che condividono i vostri stessi ideali. Il Dicastero accompagnerà anche le attività della Fondazione, di cui oggi ricevo l’Atto costitutivo e che sarà la realtà con cui potrete dare vita e concretezza al sogno di cambiare l’economia attuale e dare un’anima all’economia di domani». In mezzo a «voi possa nascere un nuovo modo di stare insieme e di fare economia che non produca scarti ma benessere materiale e spirituale. Coraggio, cari amici! Coraggio! Se sarete fedeli alla vostra vocazione, la vostra vita fiorirà, avrete storie meravigliose da raccontare ai figli e ai nipoti». E poi, «vedo che ci sono alcuni bambini lì: è bello questo, in una cultura dove si privilegia avere cagnolini o gatti e non bambini. Dobbiamo bastonare un po’ l’Italia! Credetemi: vale la pena spendere la vita per cambiare in meglio il mondo. Avanti! Sono con voi, vi accompagno e vi benedico. E anche voi, per favore, pregate per me».

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