L'ultimo re prima di Jannik: Panatta e l'impresa di Parigi nel 1976

Il 1976 è l’anno d’oro di Adriano Panatta. 30 maggio, vince gli internazionali di Roma, 13 giugno, trionfa a Parigi - ora ne parliamo nel dettaglio - e 18 dicembre regala all’Italia la prima Coppa Davis della sua storia: 202 giorni da padrone incontrastato del tennis mondiale. E’ lo sportivo più popolare in Italia, è il campione che alimenta l’orgoglio di un intero paese e che dà un’accelerata a uno sport fino ad allora di nicchia, per borghesi e figli di papà. Panatta in quel 1976 è allo zenit del suo fulgore, ha ventisei anni, sfodera il ciuffo più invidiato d’Italia, tiene un peso forma di 79 chilogrammi - durante la preparazione invernale a Formia ha smaltito tre-quattro chili di troppo - e soprattutto poggia il suo gioco su un braccio magico e un repertorio di colpi straordinario. Ha migliorato il rovescio, è più concentrato nel gioco da fondo campo, la “veronica” rimane il colpo strappa-applausi. Il diritto è sempre più incisivo e quando va a rete, ohi, non ce n’è per nessuno: la volée alta di rovescio di Panatta e quella in tuffo in quegli anni sono gesti da esporre in un ipotetico museo, nella sala dedicata alla bellezza dello sport.