La reliquia di San Nicola esposta in Duomo per la prima volta nella ...
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Il Vescovo di Rimini, mons. Nicolò Anselmi, in vista dell’Anno Giubilare 2025, per la prima volta nella storia della città di Rimini ha proposto l’esposizione solenne della reliquia di San Nicola (l’omero custodito a Rimini) in Basilica Cattedrale, per la venerazione di tutti, nella cappella di Sant’Agostino (la terza a sinistra), insieme ad una nuova icona dipinta da don Gioacchino Vaccarini, della comunità di MonteTauro e Delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Una breve mostra in sei grandi pannelli illustrerà l’avventuroso arrivo a Rimini della reliquia, nel 1177, ma anche la figura di questo santo straordinario.
Venerdì 6 dicembre alle ore 17.30 la festa di San Nicola sarà celebrata con una s. Messa in Basilica Cattedrale presieduta dal Vescovo Nicolò. Al termine, canto dell’Inno Akathistos a San Nicola e omaggio alla reliquia per quanti lo vorranno.
Secondo la tradizione, l’òmero di san Nicola di Bari, vescovo di Myra, sarebbe giunto a Rimini in modo rocambolesco verso la fine del XIII secolo. Diverse sono infatti le documentazioni fornite da eminenti storici e studiosi, a partire soprattutto dalla fine del XVI secolo, dall’Aldimari, al Clementini, fino alle ricerche del Tonini che giungono alla metà del XIX secolo. In particolare Cesare Clementini nella sua celebre storia di Rimini pubblicata nel 1617, osservava che nel 1177 “successe un caso, degno di memoria, e di contemplazione, poiché piacque à Sua Divina Maestà di fare un altro ricco dono a questa Città…”. Un prezioso dono che portò il comune di Rimini nel 1633 alla proclamazione di san Nicola a patrono della città.
“La presenza della reliquia di san Nicola a Rimini è per molti versi davvero straordinaria. – ha scritto Natalino Valentini – Ciò non solo dal punto di vista storico, poiché testimonia ancora una volta dei profondi legami della nostra città con l’Oriente cristiano e il mondo slavo ortodosso, legami culturali, artistici e spirituali che riaffiorano dai suoi strati antichi e moderni. Ma la rilevanza sta anche nella «storia degli effetti» che la devozione a san Nicola ha generato nel corso dei secoli nella letteratura, nell’arte, nella liturgia, nella spiritualità. Davvero esemplare a questo riguardo è la documentazione della Vita e dell’Inno liturgico dedicato a san Nicola e presente nel Passionario della Cattedrale dell’inizio dell’XI secolo (ora custodito presso l’Archivio Diocesano), che testimonia di una viva devozione per il santo prima ancora dell’arrivo della reliquia a Rimini”.
Nel 2006 il compianto Vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò fece dono di un frammento della reliquia – simbolo di unità tra Oriente e Occidente – alla Diocesi ortodossa di Dimitriade (Grecia).
San Nicola da Myra è in assoluto uno dei personaggi più amati e conosciuti della cristianità. Trasfigurato in Santa Claus, è il Babbo Natale che tutti i bambini del mondo attendono la notte di Natale.
Nicola era nato secondo la tradizione il 15 marzo 270 a Patara, una città greca della Licia, nell’odierna Turchia, provincia di Antalya. Fu poi vescovo metropolita di Myra, sempre in Licia (attuale Dembre), imprigionato ed esiliato nel 305 durante la persecuzione di Diocleziano, liberato da Costantino nel 313 e protagonista del dibattito teologico: al colmo di una discussione avrebbe preso a schiaffi il prete cirenaico Ario, poi condannato per eresia.
Nicola morì a Myra il 6 dicembre del 343 e le sue reliquie fino al 1087 furono conservate nella cattedrale della città, oggetto di venerazione e pellegrinaggio da tutta la cristianità. Divenne fin dai tempi più antichi il beniamino dei bambini per alcuni miracoli che gli furono attribuiti. Per esempio, il vescovo donò tre mele ad alcuni bambini così poveri da non avere niente da mangiare; il mattino dopo i tre pomi erano diventati d’oro. Si narra poi che avesse resuscitato tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne. Fu adottato come patrono da marinai, pescatori, vetrai, farmacisti, profumieri, bottai, arcieri, ragazze da marito, scolari, avvocati, prostitute, nonché dai prigionieri e delle vittime di errori giudiziari.
Il 9 maggio 1087 buona parte delle reliquie di San Nicola furono trafugate da un “commando” di 62 marinai baresi. Da allora sono venerate nella cripta della basilica di Bari, completata nel 1089. Una seconda razzia fu compiuta dai veneziani il 30 maggio 1100, che raccolsero le ossa più piccole lasciate dai baresi; oggi sono custodite a Venezia nella chiesa di San Nicolò al Lido.
Nell’estate del 1177, secondo il racconto dell’Adimari (1616-17) come riportato da Luigi Tonini a metà Ottocento, “un certo Alemanno Vescovo d’ Emeria (Vescovado che non riscontro in alcuna Geografia) per nome appellato Gulto, (e lo cognominò Biscofo non essendosi accorto che Bischof in lingua tedesca significa Vescovo) avendo levato occultamente in Bari un Braccio con tutta la Mano al Corpo di S. Nicolò Vescovo di Mirea per arricchirne la propria Chiesa, e messosi in mare qui in Rimini per accorciare suo viaggio, avvenne che la nave, nella quale entrato era, per tre volte fosse risospinta in Porto e fin quasi al Ponte d’Augusto. Per lo quale accidente il buon Vescovo, conosciuto il volere di Dio, tornò a terra; e, posato il pio furto sull’altare della vicina Chiesa di S. Lorenzo, fe aperto il fatto a tutto, il popolo: indi rientrato la nave senz’altro ostacolo n’ andò con Dio. Allora Obice secondo, per usare le parole del nostro Storico, Vescovo di questa città, preso da dubitazione sulla autenticità della Reliquia, la sottopose alla prova del fuoco in mezzo alla Chiesa stessa; e quella rimanendo illesa mandò soavissimo odore. In conseguenza di che quella Chiesa, lasciato il primo titolo, fu poi conosciuta con l’altro di S. Nicolò come oggi”.
Da allora la reliquia è venerata nella chiesa di San Nicolò al Porto. Esami condotti nel 2003 in occasione della donazione di un frammento alla Chiesa greca hanno confermato che l’omero appartiene davvero al gruppo di ossa venerate a Bari.
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