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Quella legittima difesa della Nato che assomiglia ad una guerra. Oltre 3000 militari italiani sul fronte est

Quella legittima difesa della Nato che assomiglia ad una guerra Oltre 3000 militari italiani sul fronte est
Oltre tremila uomini distribuiti lungo i confini della Lituania e della Romania . Fino a 12 milioni di euro di equipaggiamento militare, armi e mezzi...

Oltre tremila uomini distribuiti lungo i confini della Lituania e della Romania. Fino a 12 milioni di euro di equipaggiamento militare, armi e mezzi “non letali” da consegnare alle autorità governative ucraine. Navi e jet militari. Un altro milione di euro e una dozzina di carabinieri è destinato a potenziare le sedi diplomatiche più esposte, vale a dire Kiev che resta tuttora aperta. E’ l’impegno dell’Italia lungo il fronte est della Nato. Vale a dire lungo i confini che dal Baltico al Mediterraneo dividono l’Europa dalla Russia, dalla Bielorussia e dall’Ucraina da due giorni sotto l’attacco e l’invasione delle forze militari del Cremlino.

Difenderemo l’Europa e la Nato fino all’ultimo centimetro” ha promesso Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato. I paesi a est già nella Nato - Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia - hanno dichiarato giovedì di essere “sotto minaccia”, hanno chiesto di attivare l’articolo 4 del Trattato e, in caso di attacco, di poter attivare l’articolo 5:  risposta armata congiunta in caso di aggressione esterna contro uno qualsiasi degli alleati. In pratica, “un attacco armato contro dei paesi dell’alleanza è considerato un attacco diretto contro tutte le parti” tale per cui scatta l’esercizio della legittima difesa. Attenzione però: non ci sono solo le minacce militari. Anche minacce ibride o un cyber attacco - ogni centrale logistica di qualche utilità, dalla sede di un giornale agli uffici governativi, sta subendo cyber attacchi da 48 ore -  può essere considerato un atto ostile al pari di un missile o una bomba. E in quanto tale scatenare la reazione. La legittima difesa. 

Il decreto italiano

E’ stato un consiglio dei ministri lampo quello che ha dato il via libera ai 7 articoli che compongono il decreto Ucraina. In partenza per l'Europa orientale sono 1.350 militari della task force “ad elevata prontezza”, in grado cioè di schierarsi in teatro operativo nel giro di 2-3 giorni. Con loro 77 mezzi terrestri, 2 navi (nel secondo semestre dell'anno) e 5 aerei. Altri duemila uomini e donne in uniforme restano e sono disponibili in caso di necessità. C’è la possibilità di dislocare un contingente come quello già presente in Lettonia (circa duecento uomini) in un altro dei Paesi dell'area che si sentono minacciati dall'offensiva di Mosca. “In funzione di rafforzamento delle deterrenza Nato nel fianco Est” è la motivazione.  La spesa stabilita per potenziare la presenza militare lungo la linea del conflitto è di 153 milioni di euro per il 2022 e 21 milioni per il 2023.  

Le forze - ha sottolineato il premier Mario Draghi nella sua informativa alle Camere - saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato e non c'è alcuna autorizzazione implicita all'attraversamento dei confini”. Via libera anche ad aiuti all'Ucraina, nelle operazioni di sminamento e con la cessione gratuita di “mezzi e materiali di equipaggiamento militare non letali di protezione” alle autorità governative per una spesa fino a 12 milioni di euro.

Il vertice Nato

Dopo l'informativa alle Camere ed il Consiglio dei ministri, Draghi è andato con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini al ministero di via XX Settembre per prendere parte vertice Nato in videoconferenza.  Due ore di riunione per definire strategia, modalità e regole d’ingaggio dell’Alleanza. L’Italia parteciperà allo sforzo potenziando le missioni attuali: in Lettonia, dove ci sono 240 militari inquadrati nella Baltic Guardian, in Romania, dove saranno schierati 130 uomini e 12 aerei e nel Mediterraneo orientale dove ci sono 235 unità di personale, due navi ed un aereo che sorveglia anche il Mar Nero. Saranno quindi mobilitati fino al 30 settembre altri 1.350 militari delle forze ad alta prontezza della Very high readiness joint task force (VJTF).

Saranno inquadrate nella Nato response force (NrF), una forza multinazionale tecnologicamente avanzata composta da 40mila unità di terra, aria, mare e forze speciali rapidamente impiegabili. Le avanguardie della Vjtf, composta da 5mila uomini, si muovono, in gergo militare, “at short notice”, nel giro di 2-3 giorni per portare un messaggio chiaro contro l’escalation russa: ogni tentativo di violare la sovranità di una nazione Nato si tradurrà in un confronto militare con tutti i 30 Paesi dell'Alleanza.

Sotto il comando Nato

Gli italiani passeranno sotto la catena di comando e controllo del Comando supremo alleato in Europa (con sede a Mons, in Belgio) affidata al generale Tod D.Wolters e con le relative regole d'ingaggio. E' stata anche innalzata la “prontezza” con 2mila unità di rinforzo (le Immediate follow-on forces group-Iffg) nel caso il dispositivo Nato debba essere ulteriormente potenziato o per assicurare la rotazione delle forze ad alta prontezza. L'Italia sta anche sondando il terreno con i Paesi del fianco Est maggiormente esposti alla minaccia russa per verificare la possibilità di organizzare una missione simile - anche numericamente - alla Baltic Guardian in Lettonia.

Il decreto ha stanziato 11 milioni di euro per potenziare la tutela degli uffici italiani all'estero e del relativo personale (soprattutto l’ambasciata di Kiev). Saranno inviati anche 10 carabinieri di rinforzo. In campo anche la Protezione civile in sostegno alla popolazione ucraina con duecento tende da campo e mille posti letto.

Nel suo intervento in video conferenza, il Presidente del consiglio ha condannato “con la massima fermezza l'attacco di una brutalità ingiustificata della Russia all'Ucraina. Il comportamento russo è la più grave minaccia alla sicurezza euro-atlantica da decenni e soprattutto alla nostra democrazia e libertà. La nostra unità è e sarà sempre la risposta più forte. Manteniamo una posizione coesa e decisa”. Circa la missione militare Draghi ha ribadito come l'Italia sia “uno dei più importanti contributori di truppe alle operazioni Nato. Siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, per mettere a disposizione le forze necessarie” Ha parlato anche di “reazione determinata per evitare qualunque ambiguità”.

Unità e compattezza dell’Alleanza atlantica 

In questi ultimi sette anni la Nato ha mantenuto un ruolo molto defilato rispetto alla crisi della Crimea (2014) quando Putin decise con un blitz l’annessione della penisola ucraina. O forze è stato defilato solo in apparenza visto che proprio in questi anni, per l’esattezza nel 2020, in piena pandemia (negata in Russia da Putin) Zelensky ha avviato la procedura per richiedere  l’ingresso nella Nato. Da qui la crisi di questi mesi e la guerra. Di certo però Putin non si aspettava una risposta così celere, compatta e sfidante.   

L’Alleanza dei 30 ha capito benissimo che questa può la fine della Nato dopo la crisi d’identità derivata dalla fine della cortina di ferro. O un suo nuovo inizio.  La Nato non ci sta. Colpita politicamente e strategicamente al cuore dall'invasione dell'Ucraina ha riunito il vertice del leader dei Paesi aderenti invitando anche l’Unione Europea, Svezia e Finlandia (nell’equilibrio della Guerra fredda non sono mai entrati nella Nato) proprio mentre la Russia chiede che non entrino a far parte dell'Alleanza. Ma ormai gli equilibri strategici che per decenni hanno regolato i rapporti tra l'Alleanza e la Russia sono saltati e la Nato non si fa scrupolo di dare così uno schiaffo al Cremlino, ritenuto a pieno titolo responsabile di aver violato e quindi affondato l'accordo siglato a suo tempo per instaurare una partnership costruttiva (2002, vertice di Pratica di Mare, il capolavoro diplomatico di Berlusconi). 

Dopo il vertice dei 30+2, Stoltenberg è andato in conferenza stampa e ha enfatizzato ancora di più i contenuti dello statement finale: “La decisione presa da Putin di attaccare l'Ucraina è un terribile errore strategico che costerà caro alla Russia nei prossimi anni sia in termini economici che politici”. 

Attivati, per la prima volta, i Piani di difesa Nato

Stoltenberg ha spiegato che per la “prima volta sono stati attivati i Piani di difesa”. Del resto “da parte russa c’è stata la flagrante violazione dei principi fondanti della Nato”. Il Cremlino “ha violato la pace, ha superato il confine” aprendo la crisi democratica più grave degli ultimi decenni.

Il comando Nato ha approvato “cinque piani di risposta graduale che, in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a est”. Le fasi successive, vincolate ad un’evoluzione dello scenario, prevedono “l’assunzione di una postura di “difesa” e, in seguito di “ristabilimento della sicurezza”.

I piani prevedono due aspetti fondamentali

l’incremento delle forze dispiegate in territorio alleato, con il transito delle unità militari sotto la catena di comando e controllo del Comandante Supremo Alleato in Europa; l’utilizzo di regole d’ingaggio predisposte per un impegno immediato. La forza di reazione rapida è pronta a essere dispiegata là dove necessario. Migliaia di uomini sono stati già riposizionati per rafforzare il fianco Est dell'Alleanza, soprattutto nei Paesi baltici e in Polonia. Oltre 100 aerei sono in stato di allerta in 30 basi e possono intervenire nel giro di una manciata di ore se necessario. Centoventi unità navali sono mobilitate e pronte all'impiego. La Nato, ha ribadito Stoltenberg,   “continuerà a sostenere l’Ucraina”. L’elogio delle “forze di questo Paese” che stanno combattendo “coraggiosamente e sono effettivamente in grado di infliggere danni alle forze russe invasori”, è stato un messaggio chiaro al Cremlino che non può sostenere una guerra lunga e ieri invitava l’esercito ucraino e “deporre le armi e consegnarsi lasciando perdere governanti ubriaconi e nazisti”.

Anche la Bielorussia

Stoltenberg ha usato parole durissime. “I russi devono sapere che la guerra in Ucraina non farà della Russia un paese migliore e che la Russia non sarà più rispettata in tutto il mondo. Non ci sarà un futuro migliore per i vostri bambini”. Ha messo in conto che il Cremlino “non si limiterà all’Ucraina” e ha accusato, mettendola sullo stesso piano, la Bielorussia “sua complice in questa guerra”. Lucashenko infatti ha aperto la strada alle truppe russe verso l’Ucraina dal fonte nord.

Nelle ultime ore Stati Uniti e Canada hanno deciso di dispiegare maggiori truppe a est. Poi c’è tutto il pacchetto delle sanzioni commerciali e finanziarie (colpiti anche beni di Putin e Lavrov) che agitano soprattutto Germania e Italia vista la rispettiva bilancia commerciale con la Russia. Sanzioni “massicce e mai viste” le ha definite il commissario Borrell.  Nei vari vertici a Bruxelles - Nato, Ecofin, ministri degli Esteri - è emersa con chiarezza “la disponibilità a fare di più anche se significherà pagare un prezzo e stare in questa situazione per molto tempo”.

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