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Vermiglio, tra maternità e destino. La recensione del film in gara alla ...

Vermiglio tra maternità e destino La recensione del film in gara alla
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Ambientato alla fine della Seconda Guerra Mondiale in un comune montano della provincia di Trento, il lungometraggio di Maura Delpero è un viaggio dell’anima, scandito dal passare delle stagioni. Nel cast Martina Scrinzi, Tommaso Ragno e Sara Serraiocco

“Mi sono sempre posto davanti allo spettatore in maniera sincera, lo considero come me stesso, non mento a me stesso.”, così diceva il regista e sceneggiatore greco Theo Angelopoulos. E Vermiglio, presentato in concorso alla 81.ma Mostra del cinema di Venezia (SEGUI LA DIRETTA - LO SPECIALE) è un’opera assolutamente schietta e sincera. Bastano le parole della regista a dimostrarlo: “Mio padre ci ha lasciati un caldo pomeriggio d’estate. Prima di chiuderli per sempre, ci ha guardati con occhi grandi e stupiti di bambino. L’avevo già sentito che da anziani si torna un po’ fanciulli, ma non sapevo che quelle due età potessero fondersi in un unico viso. Nei mesi a seguire è venuto a trovarmi in sogno. Era tornato nella casa della sua infanzia, a Vermiglio. Aveva sei anni e due gambette da stambecco, mi sorrideva sdentato, portava questo film sotto il braccio: quattro stagioni nella vita della sua grande famiglia. Una storia di bambini e adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita, e da collettività farsi individui. 

La trama del film

Vermiglio inizia e finisce con il vagito di un bambino. E alla fine, una ninna nanna dedicata a Santa Lucia, ci culla verso i titoli di coda. Un film che ha l’odore del legno e il sapore del latte appena munto e poi messo a dormire. Siamo nel 1944, la guerra sta per finire, ma la tragedia, invece, no. Perché le conseguenze di un conflitto non si scontano soltanto su un campo di Battaglia, nelle caserme o nelle trincee. Anche a Vermiglio, comune trentino d’alta montagna, le battaglie, benché lontane hanno sconvolto la vita quotidiana. I bambini muoiono per il freddo, molte donne da mogli si sono trasformate in vedove e figli che probabilmente non faranno mai ritorno a casa. Sacerdoti e maestri hanno preso il posto dei padri. Nelle aule delle scuole si impara l’italiani sui banchi e allo stesso tempo si fa ginnastica. E quelle vette inaccessibili che circondano il paese ricordano agli abitanti quanto siano piccoli gli esseri umani. E poi irrompe, senza chiedere il permesso (d’altronde non lo fa mai) irrompe il destino, perché il futuro risulta sempre imprevedibile. L’arrivo di Pietro un soldato siciliano, che ha disertato e salvato la vita di Attilio, un commilitone di Vermiglio, muta gli equilibri, soprattutto quelli di tre sorelle, Lucia, Ada e Flavia e dei loro genitori

approfondimento

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Piccole donne crescono

Come le stagioni che cambiano, Vermiglio ci mostra un mondo che si trasforma con il passare del tempo e dello spazio. Eppure, la natura ripete il proprio ciclo all’infinito, sempre uguale a se stessa, ma uomini e donne evolvono, si incontrano si perdono e percorrono sentieri inesplorati. Forse, come suggerisce il Maestro Cesare, (un grandissimo Tommaso Ragno) Se ci fossero più vigliacchi non ci sarebbero più guerre. La vigliaccheria è un concetto relativo.” Con la stessa a leggerezza della una piuma che le due sorelle si passano sulla pelle prima di dormire, il film riesce ad affrontare temi complicati come la scoperta della sessualità da parte delle bambine. Tra sigarette fumate di nascosto, fioretti, punizioni autoinflitte, sogni infranti, speranze svanite, erotiche fotografie vintage, un’opera che però apre le porte alla possibilità di un riscatto, di una rinascita, anche per chi sembra avere la vita predestinata e ibernata come un fiore reciso sotto la neve

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Cinema

Mostra del Cinema di Venezia, i look all'arrivo al Lido oggi

Dagli outfit elegantissimi di chi opta per il total white (primi tra tutti, Accorsi e Rocío Muñoz Morales) fino all'impeccabile outfit della Presidente della Giuria internazionale di Venezia 81 Isabelle Huppert (il cui stile francese continua a fare scuola), ecco i vestiti, gli accessori e le acconciature che stanno sfilando sui moli del Lido in queste ore   A cura di Camilla Sernagiotto

L’attrice italiana Caterina Murino arriva al molo dell’Hotel Excelsior con un look total black composto da un abito longuette in cotone nero stretto in vita da una cintura di velluto. Senza maniche e con un taglio squisitamente anni Cinquanta, il vestito vede come accessori una handbag di pelle nera con lavorazione a intreccio e un paio di sandali aperti rosa confetto (unica nota di colore che si discosta dal black). Anche l’acconciatura cotonata e vaporosa inneggia ai Fifties

Un outfit total white è la scelta di Stefano Accorsi, che arriva al Lido indossando pantaloni in raso di cotone e blazer doppiopetto, polo e sneakers seguendo come fil rouge semmai il… fil blanc! Candore all’ennesima potenza è ciò per cui opta il divo italiano, sfoggiando un’eleganza fresca e suadente

Ecco l’attore Stefano Accorsi accanto a sua moglie, la modella Bianca Vitali. Per lei, pantaloni a palazzo flared e a vita alta color blu navy e una camicetta in seta semitrasparente (effetto vedo non vedo) con una fantasia che quest’anno è molto gettonata alla Mostra del Cinema di Venezia: i pois. I polka-dot scelti da Vitali sono maxi size, per un tocco giocoso e originale. Coronano la sua mise una handbag di vernice en pendant con le scarpe dumps con il tacco

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